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I “pendolari” del crimine

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di Piero Innocenti

In un anno e mezzo, dal primo gennaio 2012 al 30 giugno 2013, sono stati ben 4.545 ( 2.974 nel 2012 e 1.571 nel 2013), i cittadini comunitari “allontanati” dal nostro paese perché diventati “problematici” per motivi di pubblica sicurezza, di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato. Insomma, la loro ulteriore presenza in Italia non era più “gradita” perché autori di reati, in diversi casi condannati, seppure non in maniera definitiva o sottoposti a misure di prevenzione. Tutte situazioni che imponevano la fine del  soggiorno italiano ossia l’allontanamento (termine meno forte di quello di espulsione che si utilizza verso gli stranieri non comunitari).

Quello che dovrebbe suscitare qualche riflessione è che la stragrande maggioranza degli “allontanati” abbia riguardato i romeni. Infatti, sul totale sopraindicato, sono stati 3.080 i romeni destinatari del provvedimento, seguiti,a notevole distanza dai cittadini bulgari e polacchi. Gli austriaci, con un solo caso in ciascun anno considerato, sono all’ultimo posto della classifica e confermano di essere straordinariamente rispettosi soggiornando in altri paesi dell’UE. Questo aspetto dei “rimpatri” nel paese di origine dei cittadini comunitari, in situazioni particolari, non è oggetto della stessa attenzione mediatica  riservata agli sbarchi sulle nostre coste, in particolare a Lampedusa, dei profughi e dei migranti economici nei cui confronti, poi, vengono adottati provvedimenti espulsivi immediati. Interesse che cresce nel periodo estivo quando si infittiscono gli approdi di stranieri.

La cronaca degli sbarchi di questi giorni testimonia quanto stiamo dicendo. Poco si sa, invece, sui cittadini europei allontanati perché la loro permanenza non era più in linea con la nostra legislazione ed in particolare con il decreto legislativo del 6 febbraio 2007 n°30 ( che attua la direttiva comunitaria 2004/38/CE) e successive modifiche. In estrema sintesi, nel rispetto di uno dei principi comunitari fondamentali vigenti (la libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea), la legge italiana prevede la possibilità di “allontanare” quei cittadini dell’UE nei casi in cui emergano situazioni particolarmente gravi che possano incidere sulla sicurezza dello Stato, sull’ordine pubblico, sulla pubblica sicurezza.

In altri casi il provvedimento viene adottato quando sono venute meno le condizioni normative che legittimano il soggiorno nel nostro paese. In questo caso, peraltro, in caso di inottemperanza, non è prevista alcuna sanzione. Competono al Prefetto i provvedimenti per motivi di pubblica sicurezza ed imperativi di pubblica sicurezza (sono indicati nell’art.20 del suddetto decreto legislativo e vengono desunti da quei comportamenti compromissori dei diritti fondamentali della persona e l’incolumità pubblica), con l’esclusione di quelli commessi da cittadini dell’UE minorenni o che abbiano soggiornato in Italia nei precedenti dieci anni che spettano al Ministro dell’Interno.

Sempre a quest’ultimo competono gli allontanamenti per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato. La fase istruttoria delle pratiche è rimessa, di norma, agli uffici immigrazione delle Questure competenti territorialmente che eseguono, poi, dopo la convalida del giudice di pace, il provvedimento con accompagnamento alla frontiera del “comunitario”. La durata del divieto di reingresso non può essere superiore ai tre anni e l’inosservanza è sanzionata penalmente con la reclusione fino a tre anni. Tutto l’impianto normativo, sulla scorta di esperienze dirette, appare, comunque, blando.

Basti pensare che nel 2012, sul totale di 2.974 comunitari solo 529 sono stati rimpatriati per motivi di pubblica sicurezza, imperativi e di ordine pubblico, 241 i non rimpatriati e 2.204 gli “intimati” a lasciare il territorio nazionale entro trenta giorni. Stesso trend nel 2013 dove su 1.571 comunitari, i rimpatriati sono stati 257 e gli “intimati” 1.216. Un altro aspetto da considerare è anche quello della delittuosità nazionale dove, alla voce “stranieri denunciati” (oltre 125mila nei primi sei mesi del 2013 sul totale di più di 400mila persone denunciate) sono inclusi anche i “comunitari” pendolari quelli, cioè, che girano per l’UE per delinquere o per prostituirsi. Ma sul punto torneremo prossimamente.

da liberainformazione.org


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