Da domenica, 7 luglio, Edward Snowden, ventiquattrenne statunitense – accusato e ricercato negli USA per furto di dati governativi e comunicazione non autorizzata di informazioni della difesa nazionale, come recita il capo di accusa presentato dei procuratori federali – ha un passaporto internazionale. Si tratta del “passaporto di cittadino del mondo”, rilasciato World Service Authority, un’organizzazione non governativa attiva dal1953 infavore di un governo mondiale. Come dichiarato dallo stesso fondatore dell’organizzazione il passaporto è stato rilasciato in base all’art.13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. Il passaporto composto di 30 pagine, in sette lingue – inglese, francese, spagnolo, arabo, russo, cinese ed Esperanto – è stato riconosciuto da soli sei paesi: Ecuador, Burkina Fasso, Tanzania, Mauritania, Togo y Zambia. Anche se sono 180 – dati 2010 – gli Stati che almeno un’occasione, hanno riconosciuto il passaporto WSA su base “de facto”, timbrando un visto nazionale e/o di entrata/uscita di bollo e tra questi figurano gli stessi Stati Uniti e la Russia. Dopo il pasticcio combinato dal console Ecuadoriano a Londra, con il rilascio di un salvacondotto temporaneo che ha permesso a Snowden di lasciare Hong Kong, bloccandosi però a Mosca – permesso rilasciato senza alcuna comunicazione col Ministro degli Esteri Ecuadoriano, né col viceministro o l’Ambasciatore a Londra o negli Usa tutti fuori dalle proprie sedi istituzionali per impegni internazionali – la richiesta di asilo politico nel paese sudamericano si è arenata. “Il diritto di chiedere asilo è una cosa, ma aiutare qualcuno a viaggiare da un Paese all’altro è una cosa che l’Ecuador non ha mai fatto” ha affermato il presidente Correa che ha, inoltre, sottolineato la necessità della presenza fisica nel paese per ottenere lo status. Venezuela, Nicaragua e Bolivia sembrano disposte ad accogliere Snowden, ma il passaporto continua ad essere l’elemento necessario per lasciare l’aeroporto di Mosca. Inoltre l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile non si è mai espressa in favore del “Passaporto di cittadino del mondo” del WSA ed in una situazione del genere è difficile credere un documento futuristico e pacifista possa davvero aiutare uno degli uomini più ricercati al mondo.
In bocca al lupo Eduard e grazie per il tuo impegno “per informare il pubblico su ciò che viene fatto in loro nome e quello che è fatto contro di loro”, come tu stesso hai dichiarato a The Guardian quel fatidico 21 giugno.