Finalmente e’ nato. Loro, i genitori, si sono piaciuti, hanno flirtato, scambiato cenni, sorrisi… e poi inevitabilmente “prodotto”. Succede nelle nobili famiglie ma anche in quelle più modeste, semplici, anche povere, ignoranti, scalcagnate. La storia tra 5 Stelle e PD, nel caso tra il deputato grilletto Giacomo Pisano e il vice ministro Fassina, quello con la “a” al posto della “o” quindi più corto e in carne, non e’ avara di doni… un fiocco azzurro prima o poi arriva. Si annusavano da mesi: l’economo piu’ in affanno con i congiuntivi del PD sognava patti d’acciaio e governi con la banda Grillo, notti passate a fantasticare di un amore tra ex comunisti ed ex qualunquisti, ma ogni risveglio era sempre piu’ amaro. Ogni giorno la faccia sempre più tirata mentre Grillo ribadiva i “vaffa…” in ogni piazza e i suoi grilletti cominciavano, serenamente, ad abituarsi allo stipendio da onorevole e alle comodità della Bouvette. Insomma tanto al piccolo Fassina quanto a molti naturali capipopolo da assemblea di condominio, non era proprio andata giù ‘sta storia mai consumata che avrebbe cambiato il destino dell’Italia, mandato a casa il Cavaliere e, finalmente, fatto vincere in modo netto i burocrati su tutti gli altri. Però, si sa, il treno a volte ripassa dalla stazione, solo ai ghigliottinati manca una seconda chance e così si sono finalmente messi insieme su un progetto concreto, vero: aggiungere un po’ di inutile burocrazia a commercianti, artigiani e piccole imprese. Mettere ancora qualche munizione da bestemmia in bocca a gente che, grazie alla crisi, sta già chiudendo attività vessate, da anni, un po’ da tutti. Da li’ ci sono passati in tanti davvero, quando i commercialisti li chiamavano “tributaristi” e correvano i tempi de “I tartassati” con la faccia furba e tenera di Totò ci passavano finanzieri tanto, tanto diversi da quello impersonato da Aldo Fabrizi. Alle piccole imprese commerciali hanno bussato tutti i registri di tasse possibili e sempre col retro pensiero “evasori” pronto nel taschino. Così è arrivata anche la gran pensata del Durt, Documento Unico di Regolarità Contributiva, il solito bel linguaggio da archivista moscovita anni ’60 e via, altri 21 adempimenti burocratici, scatoffie su scartoffie da presentare e solo per continuare a lavorare. Dal ciabattino all’impresa edile o di manutentori tutti gridano felici: “che bello e’ arrivata la semplificazione”. Protestano le organizzazioni di settore e in fondo un po’ me la rido pensando ai tanti “vaffa” di Grillo per ingraziarsi proprio commercianti e artigiani. E adesso? Ancora una volta si dimostra che il peso maggiore di questo sgraziato paese e’ nelle scivolate di burocrazia inutile e nella somma impreparazione di chi amministra. Con lo stesso spirito volontaristico e ignorante s’erano affacciati sulla storia i rivoluzionari francesi, non a caso anche loro si chiamavano l’un l’altro “cittadino”. Personalmente preferirei “contadino”, gente più seria che alla bisogna ti assesta una vangata sulla schiena e cosi’ fa prevenzione. Ma quello che mi fa arrabbiare ancora di più e’ che ora Letta, in tutti i sensi, la nuova norma il buon democristiano dovrà correre in soccorso dell’ennesima boiata. Brunetta si metterà a berciare instancabile e in tanti sogneremo inutilmente di scambiare il Decreto del “fare” con quello del “non fare cavolate”. Insomma il solito teatro dell’arte italiana di complicarsi la vita. Solo per le ire di Brunetta, forse, ho un rimedio: guardate ad altezza uomo, sparira’.