Egitto, El Baradei premier. Ma è giallo sulla nomina”, titola La Stampa. I partiti islamici, con cui l’esercito per forza deve dialogare per non gettare altra benzina sul fuoco della rivolta dei Fratelli Musulmani, non vogliono il Premio Nobel. Troppo laico. E amico degli americani. Dunque si continua a trattare. Sui giornali, grande preoccupazione per la sorte del grande paese islamico. Ed è giusto essere preoccupati. Il governo che verrà, governo di transizione, dovrebbe mostrare di voler combattere la corruzione, dialogare con il movimento di rivolta, contenere entro limiti ragionevoli la repressione dei Fratelli Musulmani, ottenere una tregua sostenibile, che possa attirare di nuovo i turisti nel paese delle Piramidi. Ci vorrebbero aiuti, americani e dell’occidente. Verranno? E poi, naturalmente, sarebbe indispensabile un’idea delle risposte di fondo da dare a questa rivoluzione. Quale democrazia? Cosa fare per il lavoro? Quale libertà (e quali accordi internazionali) per consentire ai giovani di andare all’estero, di studiare in Europa? Infine, quali rapporti con Israele? Da far tremare le vene.
Eccolo di nuovo, Magdi Cristiano Allam. Ieri l’avevo immaginato in lutto per la perdita del nemico, senza più il demonio islamico che con la sua minaccia giustifichi conversione e bestialità reazionarie. Per fortuna si è consolato subito sparando sul Papa della sua (nuova o ex?) religione. Titolo del Giornale: “Lo sbarco del Papa”. “La povertà – spiega il foglio diretto da Sallusti – colpisce sempre più italiani, ma domani Francesco sarà a Lampedusa. Un gesto di umanità – concede – che però legittima l’immigrazione clandestina”. La notizia è che la nostra destra ha perso il doppio petto. All’ombra dell’ultimo Re Silvio, cerca ormai di rappresentare gli interessi di quelli che non pagano le tasse, dei proprietari, in particolare i più agiati, e dei poveri che sfogano la loro rabbia contro i più poveri, cioè i migranti. Se il Papa, non è con loro, vuol dire che non è un buon Papa. In nome del bel tempo antico in cui la Chiesa Cattolica “comunicava”, senza imbarazzo, i capi mafia ma rifiutava il sacramento ai divorziati.
“IMU, allo studio maxi sconti e cancellazione della prima rata”, Sole24Ore. L’esenzione sarebbe portata da 400 a 600 euro e, dicono gli esperti, riguarderebbe oltre l’80 per cento delle prime case. Ma la Repubblica denuncia un trucco: “spunta la stangata sui villini”. Insomma quelle villette a schiera, magari bi familiari, accatastate A 7, verrebbero considerate abitazioni di lusso.Ed è sempre là il punto, in questi provvedimenti che intendono colpire la ricchezza, senza un’anagrafe della ricchezza, la coda del diavolo si nasconde nel dettaglio. Per esempio se un poliziotto ha ereditato una casa sul lungomare di Bari e vive in affitto, dove lavora, a Firenze, per il fisco deve pagare come proprietario di una seconda casa di lusso. Se un insegnante affitta il suo appartamento, perché gli serve una stanza in più, e paga a sua volta un affitto, per il Fisco è proprietario di seconda casa. Ne ha una sola e va in affitto perché la sua famiglia non ci sta dentro: seconda casa!
Qualche giornale riferisce di un’ipotesi allo studio: tassare la casa in rapporto al numero dei metri quadrati per numero di abitanti. Se vivi da solo in 300 metri quadrati, paghi. Se in 5 si dividete 150 metri di superficie, no. Ma il Corriere annuncia: “Un piano per tagliare il debito”. Udite, udite, un piano del PDL. Per recuperare, vendendo gran parte del patrimonio pubblico, 400 miliardi di euro. Niente di nuovo, purtroppo. Si tratta di una vecchia idea. E non è affatto certo che si riesca a vendere e non svendere. O che il piano non si impantani ancora nello stagno dei troppi vincoli burocratici e delle tante pretese assurde di chi è disposto a metterci qualche soldo, cioè degli speculatori. Intanto il partito del vice premier Alfano torna partito di combattimento. Brunetta si vuole sbarazzare di Boldrini e Grasso: estremisti, dice, che non rappresentano le larghe intese. E un ministro, Nunzia Di Girolamo, avverte Letta “non voglio una legge sovietica contro i lobbisti”.
A proposito, quella del direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, funziona benissimo. Chiamato dalla destra a dar conto dei suoi insuccessi (indebitamento in crescita, ascolti così così, non una nuova idea né un tentativo serio di cambiare il modo di produrre, o valorizzando le risorse interne) Gubitosi prima se l’è presa con Minzolini, che prendeva ogni anno, quando non era senatore, oltre mezzo milione di euro (comunque meno dello stesso Gubitosi), poi ha fornito l’elenco degli stipendi più alti (c’era anche il mio, direttore di Rainews24 con 35 anni in azienda, che comunque era noto, messo da tempo in rete, rispondendo a un appello di Libera), infine non ha potuto impedire che un giornalista del Fatto, leggesse un suo documento (segreto?) sugli sprechi. “Appalti Rai, ecco chi si pappa 2 miliardi di euro l’anno”. Bravo Tecce, la piaga degli appalti ai soliti amici, in genere lottizzati, è intollerabile.
Ma non è ugualmente intollerabile che il DG abbia piazzato alla guida dell’azienda pubblica una decina (in realtà sono di più) di manager che rispondono solo a lui e controllano tutte le entrate, tutte le spese, tutti gli acquisti, e tutte le informazioni “riservate”? Chi sono questi “intoccabili”, che stipendi gli ha attribuito il Direttore Generale? E che rapporti intrattiene, con i giornali (anche di sinistra), e con le segreterie di partito e con la concorrenza privata, la signora Costanza Esclapon, messa da Gubitosi (senza bisogno di passare dal Consiglio di Amministrazione) a capo delle Relazioni esterne e istituzionali della Rai? Mi aspetto che un grande giornale d’inchiesta, com’è il Fatto, indaghi su questa trama di relazioni. Magari scoprirà che i nuovi lobbisti in nome di Gubitosi non sono diversi dai vecchi (che, come è noto, rimandavano a un tal Bisignani). Tant’è che all’ex direttore delle Relazioni Istituzionali e di Rai Vaticano, Marco Simeon, è stato concesso un generoso incentivo (era stato assunto solo da qualche anno) e due anni di vacanza a Rio De Janeiro, per occuparsi dei mondiali di calcio.
Tutto sommato, una domenica banale.