Da Garibaldi al Jazz. Bronzi, eroi e Istituzioni per Giampaolo Talani

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Il 4 luglio 2013, nella Sede del Senato della Repubblica, è stato collocato un busto bronzeo raffigurante Giuseppe Garibaldi, replica fedele della nota opera che il pittore toscano Giampaolo Talani ha realizzato su richiesta del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi e situata al Quirinale in occasione delle manifestazioni dei 150 anni dell’Unita’d’Italia. Tra i più eclettici ed interessanti pittori italiani, ironico, fantasioso, curioso, radicato alla sua ‘battigia’ livornese, al suo ‘forte vento di mare’ e tuttavia aperto ad altre spiagge e altri orizzonti, Giampaolo Talani (San Vincenzo, 1955) è conosciuto ed amato nel nostro Paese e in Europa, ma è riuscito anche a conquistare l’ammirazione degli Stati Uniti e del Giappone. Alle spalle una lunga carriera che lo ha visto allontanarsi dall’espressionismo per poi riappropriarsene, Talani ama verificare continuamente le sue pulsioni verso una realtà esistenziale e storica in cui la sua arte interviene come sintesi di bellezza, pensiero, poesia, universalmente riconoscibile.

Negli ultimi dieci anni che Giampaolo Talani ha fatto molto parlare di sé. Dalla realizzazione, nel 2006, del grande affresco “Partenze”, sulla parete con l’orologio della Stazione di Santa Maria Novella (Firenze), per Talani è ‘partito’ un treno di soddisfazioni, premi, personali, riconoscimenti, popolato di attenzioni ed apprezzamenti delle più nobili firme dell’arte e della cultura. Le istituzioni italiane non potevano certamente mancare di interesse per questo artista singolare che accetta sempre di buon grado le sfide, considerandole semplicemente uno dei giochi possibili nella vita, nel cui centro Talani pone l’uomo: misterioso, silenzioso, con capelli e cravatte sospese dal vento, rose e pesci ad imbellettargli la bocca. Un uomo mai cupo, mai sprezzante, concreto, mai altero… un uomo ideale e pieno di ideali e valori che tutti vorremmo a rappresentarci nelle Istituzioni.

Giampaolo, è interessante questo tuo sodalizio con le Istituzioni.
Proprio un mese fa è stata fatta la terza tesi di Laurea su me che s’intitola “Talani e le Istituzioni”.  Credo che questa attenzione verso di me sia partita proprio dall’affresco di Santa Maria Novella. Poi, il Parlamento di Berlino mi ha offerto l’occasione dell’istallazione “Berlino Oltre la Duna – Gli ombrelli della libertà”. Il Quirinale, prima del busto di bronzo, acquisì un quadro di Garibaldi dal titolo “L’Ombra dell’eroe”, per la Pinacoteca. Nello stesso periodo il Vittoriano acquisì un mio dipinto dedicato all’impresa garibaldina intitolato “Mille uomini”, tuttora esposto alla fine del percorso della pinacoteca risorgimentale del Vittoriano.

E come mai Quirinale e Senato chiedono un bronzo a un pittore?
Quando nel 2008 Palazzo vecchio mi dedicò una retrospettiva “La rosa dei venti”, gli Uffizi mi proposero di fare una scultura, cosa che non avevo mai fatto. Mi stuzzicò che per otto mesi sarebbe stata collocata a un passo dall’Arno, come poi accadde. Da lì ho cominciare a realizzare altre sculture. Una, di sette metri, mi è stata richiesta dal Porto di San Vincenzo (Livorno). Raffigura un grande marinaio, ed è lì… in bocca al porto. Questa opera ha scatenato, mediante internet, sempre più interesse da parte delle Istituzioni verso la mie opere. E c’è una ragione, perché la prima cosa che mi venne richiesta quando realizzai il primo bronzo di Garibaldi fu che la statua fosse ‘riconoscibile’.

Ovvero che tu la realizzassi senza snaturare l’iconografia garibaldina?
Appunto. Le istituzioni amano conservare certa iconografia. Il mio stile è sempre personale, ma grazie alla mia educazione artistica figurativa novecentesca, non esco mai dalla iconografia.

In giugno abbiamo appreso che realizzerai anche un’opera a memoria della tragedia della Concordia.
Sì, la vogliono l’Isola del Giglio e le ditte che hanno tolto i veleni e i carburanti dalla Concordia: le ditte olandesi e toscane che con la loro opera hanno salvato il mare dal disastro. Mi hanno contattato per avere da me una scultura da porre sul luogo del naufragio. E’ un segno di memoria, ma anche di speranza.

Torniamo al bronzo di Garibaldi. Lo spirito risorgimentale che tu hai attualizzato nella tua opera, quanto può essere condivisibile in questo momento storico?
C’è bisogno di cercare e di usare una educazione al Risorgimento. Non per andare indietro nel tempo, ma perché c’è necessità di trasmettere agli italiani che se siamo uniti possiamo arrivare ovunque. Siamo i migliori individui ed individualisti del mondo, ma non riusciamo ancora ad essere un popolo. Gli italiani sono ancora da fare. Siamo meravigliosi, geniali, ma ancora divisi: cinquanta milioni di persone ognuno con la sua idea non disposta a condividerla con gli altri.
Ho stima di ogni singolo italiano, ma non ho stima di un popolo di cui faccio parte anch’io. Siamo tutti singolarmente opportunisti, egoisti. Dovremmo amare noi stessi di meno e amare di più. Ci vuole un secondo Risorgimento. Spero e credo che questo sia anche lo spirito dell’acquisizione senatoriale e anche del Garibaldi collocato in Quirinale.
Un Garibaldi non-eroe, ma uomo, con la sua fragilità. Questo non vuol dire non essere forti. Se ci pensi, Garibaldi non era neppure tanto alto, ma era ‘grande’. Io credo nell’uomo, non nell’eroe. Ed è solo amando di più il prossimo che diventiamo grandi eroi. Questo è necessario per poter avanti una Nazione. Adesso è come se fossimo tutti vicini, ma non ‘insieme’.

E come si fa ad essere ‘insieme’?
Condividere una idea che non è la tua, ma che può portare bene alla collettività: questo è il vero eroismo! Per me non è mai esistita né Destra, né Sinistra, neppure nei tempi in cui erano poli forti e contrastanti. La ‘partitica’ è la scienza che ammazza i popoli. La politica è la scienza che li fa vivere, gli da’ benessere. Fare politica vuol dire far del bene a tutti. Se riesco a portare questo messaggio nelle Istituzioni allora mi trovo felicemente ‘istituzionalizzato’. E’ successo senza volerlo, ma con piacere perché se una Istituzione si riconosce in quello che faccio, io posso dare il mio contribuito poetico alla Nazione. Io sono italiano con tutti i difetti dell’italiano, ma non li esagero, né nelle mie opere né a livello personale.
Sono soltanto un pittore, o uno scultore, dipende da come mi si usa. Mi piace costruire e mi piace vedere gente che costruisce insieme. Una fonditura si fa in squadra con fonditori e modellisti. Le cose fatte insieme danno sempre più soddisfazione.

In un momento che registra continua sfiducia verso le Istituzioni, la tua opera rappresenta l’augurio ideale per chi ci rappresenta.
Sai… la vita è molto più semplice di come ce la complichiamo tutti i giorni. Se le Istituzioni amassero di più sé stesse, amerebbero di più anche noi. Io sono felice che mi cerchino per dare il mio apporto.

Passiamo da una ‘Istituzione’ all’altra, o se vogliamo da un Stato all’altro, o da un eroe all’altro. Non posso mai dimenticare il tuo racconto sull’incontro che avesti con Papa Giovanni Paolo II quando ti incaricarono di restaurare la Cattedrale di Massa Marittima e tu ti presentasti ben vestito, ma ‘fuori’ dall’etichetta richiesta, con conseguente rimprovero del Vescovo che ti accompagnava.
E sì. Giovanni Paolo II aveva sentito il rimprovero mentre era alle nostre spalle, allora mi venne incontro dicendomi: “Ci scusi. E’ che non siamo più abituati a ricevere artisti!” … Con papa Wojtyla fu un incontro tra uomini, tra persone normali. Ho un ricordo ‘fuori dalle righe’… Mi sembrò un uomo che ‘per caso’ era un papa, perché con me si dimostrò una persona normale e in quello ho riconosciuto ed amato la sua eccezionalità. Eravamo uomini diversi per cultura, mentalità, estrazione, ma uniti nelle nostre reciproche fragilità.

E di Papa Francesco che impressione hai avuto?
Ho riconosciuto in lui veridicità, squisitamente a portata di mano. Questo è un insegnamento per tutti. Una umiltà che pare dire ‘non conti niente, ma sei perché sei un individuo, al di là del tuo potere.’

In Vaticano che opera tua vorresti collocare, se ti fosse richiesto?
Il Vaticano non ha bisogno di opere mia o di altri perché ha ‘le opere’ . Dopo Michelangelo, ogni cosa è superflua. Però, lavorando di fantasia, metterei una pittura, perché io sono pittore, amo l’affresco. Ecco farei un affresco sul quello che l’uomo deve avere nella fede per dare speranza. La fede è importante. Nel grande manifesto che copriva l’opera di Santa Maria Novella, io feci scrive “L’affresco è il percorso chimico di una fede”. E’ come quando facciamo un bambino. Non c’è differenza nel percorso chimico, biologico, alchemico, tra creare un’opera e far nascere un bambino. Se ci credi, le cose nascono.. sennò non nascono. Ci devi credere per far nascere un fiore, un bambino, una pittura, con la stessa forza. La fede verso il prossimo, ovvero credere nel prossimo, è fondamentale.

Qui si ribadisce il tuo umanesimo. Giampaolo Talani in cosa ha fede, a parte l’uomo?
Ho fede in ogni cosa che faccio. Faccio tutto con grande serietà. Non mi prendo sul serio, ma faccio le cose con serietà. Questo è professionalità, perché quello che fai lo dai agli altri, quindi ne sei responsabile. Mi dispiace solo una cosa, come per tutti quelli che hanno raggiunto la mia ‘diversa giovane età’ (ride)… Mi dispiace non poter ricominciare tutto d’accapo. Rifarei gli stessi sbagli, perché quelli mi son piaciuti più di tutti.

“Talani pittore, scultore a richiesta, poeta per divertimento, musicista fallito.” Così ti descrivi tu stesso.
(ride) Sai, mi sento musicista fallito perché continuo a prendere lezioni di piano e a non impararlo, ma mi piace illudermi. Ho la fortuna di conoscere tra i più grandi musicisti italiani, jazzisti in particolare. E loro, per amicizia e simpatia, si prestano a darmi lezioni. E’ come farsi dare lezioni di pittura da Michelangelo. Questo è molto divertente.

Qual è la colonna sonora di Talani?
Quale non saprei, ma è sicuramente Jazz. Ti ricordi la scena del film ‘Il pianista sull’Oceano’, quando il trombettista che si propone per lavorare sulla nave comincia a suonare?  “Che cos’è?” gli chiede l’esaminatore. “Non lo so.”- risponde. E allora l’esaminatore gli dice: “Quando non sai cos’è, allora è Jazz!”. Ecco, la mia colonna sonora è jazz: non ha né inizio, né fine. Si ripete, ma è sempre diverso… quindi se non so cos’è, è jazz.

Anche questo tempo storico non sappiamo cos’è.
Ecco, appunto. Facciamo diventare “questo non sappiamo cos’è” un momento bello. Suoniamolo…insieme.


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