Quando a ottobre Alexey Navalny ha vinto le “primarie” dell’opposizione russa si era già messa in moto la macchina per metterlo a tacere. Aveva avuto 43mila preferenze su 100mila votanti (un sistema che potrebbe interessare anche dalle nostre parti: tutto online, salvo seggi locali per chi non ha accesso alla rete). Navalny è un blogger e l’opposizione in Russia è fondamentalmente un’opposizione digitale. Il regime d’altronde controlla tutti i media, prima di tutto la TV che, in un paese così grande, è il primo strumento di informazione propaganda. Ovvio passare dal web, che il regime non può chiudere per non danneggiare la propria economia. Ma l’opposizione, sempre grazie alla Rete, ha organizzato manifestazioni oceaniche a Mosca. Lì, su Facebook, quando ci mettono le faccia, quando scrivono “parteciperò”, poi lo fanno davvero. Navalny è dunque oggigiorno l’uomo ideale per rappresentare l’opposizione russa (anche se non è amato da tutti, anzi). Che è fondamentalmente una realtà legata ai grandi centri urbani. Intorno a Navalny, anche per questo, si sono stretti tutti i leader anti-Putin per appoggiare la sua candidatura a sindaco di Mosca. Si vota l’8 settembre. È la prima volta che succede, dal 2004. Quell’anno Putin, approfittando biecamente della (orrenda) strage di Beslan, aveva sospeso le elezioni dei governatori “regionali” e dei sindaci delle principali città: erano semplicemente nominati dal Cremlino, in base alla loro fedeltà a Putin e al suo sistema di potere. Ora si vota “democraticamente”, e quindi occorre metterci una pezza. ” È un regime ibrido, semidittatoriale, semioligarchico. Una miscela unica con elementi di un sistema feudale (un’autorità centrale collegata a cacicchi regionali che gli versano denaro) e altri che ricordano lo Stato mussoliniano, altri ancora che si rifanno a dittature di stampo sudamericano. È anche un sistema mafioso: la lealtà costituisce il criterio numero uno di ogni nomina”. Così lo descrive Garri Kasparov, ex scacchista, oppositore di Putin che ora ha scelto l’esilio. Per fortuna sua non in Italia, dove, come abbiamo visto con la kazakha Shalabayeva, sarebbe stato impacchettato e rispedito a “casa”. La condanna di ieri potrebbe impedire a Navalny di partecipare alle comunali di Mosca ed, eventualmente, alle prossime presidenziali. Contro Putin. Non guardate i reati. Se si vuole sputtanare qualcuno a Mosca (o a Kirov) lo si accusa di furto o di essere un evasore fiscale. Così il popolo (ammaestrato dalla TV) sarà contento. È tutto costruito a tavolino. Ma fino a quando si potrà andare avanti così?