“Rai e Usigrai hanno sottoscritto un importante accordo nell’ottica del contenimento dei costi ma anche di una incisiva azione di sviluppo e di rilancio dell’Azienda e del suo ruolo di Servizio Pubblico. Un passo importante per realizzare quel cambiamento culturale necessario ad affrontare le nuove sfide. Lo ha annunciato ieri una nota di Viale Mazzini. Ne parliamo con Vittorio Di Trapani, segretario dell’Unione Sindacale Giornalisti Rai (UsigRai).
Qual è lo spirito dell’accordo?
E’ stato pensato, elaborato e siglato per il futuro dell’azienda. Con questo accordo dimostriamo che quando c’è una volontà effettiva di rilancio si possono trovare degli accordi e si può rendere più forte l’azienda.
Esce anticipatamente dall’azienda un’ampia quota di giornalisti
E’ il completamento di un piano di esodi fatto però con ampie garanzie: esce solo chi ha i requisiti pensionistici.
Tanti ne escono tanti ne entrano, con quale criterio?
Ci saranno 75 nuovi ingressi, una parte proverranno dalle scuole di giornalismo, un’altra sulla base di una selezione interna per chi fa il giornalista in Rai ma – parliamo dei cosiddetti subordinati e atipici – non ha ancora il contratto di categoria.
C’è stata in questi anni una disparità di trattamento tra i giornalisti?
Purtroppo sì. E con questo accordo si stabilisce un sostanzioso anticipo delle assunzioni, 24 mesi. Significa chiudere la stagione dei precari in Rai. Assumiamo cento persone, stabilizziamo cento precari e da ora in poi il precariato durerà non più di tre anni e mezzo ovvero meglio di quello che prevede l’attuale legge.
Una soluzione provvisoria o definitiva?
E’ un processo che va completato trovando una soluzione strutturale per evitare che le disparità di trattamento si presentino nel futuro: chi fa il giornalista deve essere pagato e trattato da giornalista.
Dopo circa 30 anni le assunzioni in Rai avverranno con un concorso pubblico.
E’ un altro dei punti di forza del contratto. Si ricomincia, finalmente, a fare selezione pubblica e questo è un aspetto importante perché significa riportare criteri di merito e trasparenza all’interno dell’azienda.
Molti dei neoassunti saranno inseriti nelle sedi regionali. Quanto impulso deve essere dato all’informazione regionale? E non ritieni che debba cambiare la funzione dando più spazio alle inchieste e agli approfondimenti?
Il territorio deve essere sempre di più l’elemento di forza del servizio pubblico. L’informazione “di prossimità” è una delle chiavi che ci permetteranno di vincere la sfida per il rinnovo della concessione. C’è quindi un problema di risorse, mezzi anche tecnologici da mettere a disposizione, nuovi prodotti da immaginare e una selezione accurata della classe dirigente. Ovviamente c’è un problema di contenuti da migliorare: più approfondimenti, speciali, inchieste sono essenziali per il rilancio.
Nell’era di un’informazione globale e dai ritmi sempre più incalzanti l’informazione regionale non rischia di essere schiacciata da quella mondiale?
Al contrario. Proprio in questo contesto l’esigenza di informazione locale e regionale è sentita ancora di più. Locale e globale si intrecciano. Il presupposto fondamentale è che sia un’informazione attenta, puntuale e di qualità! Per questo penso che si dovrà integrare sempre di più con l’all news che a sua volta ha bisogno del territorio e della ricchezza di professionalità e di informazione delle sedi regionali.
Siamo in ritardo con la discussione sul contratto di servizio?
Non siamo in ritardo ma non è neanche troppo presto. Diciamo che siamo al limite e bene ha fatto Articolo21 e la Fondazione Di Vittorio ad aprire la discussione. Mancano tre anni al rinnovo. Anche la Royal Charter della Bbc parte con il dibattito esattamente tre anni prima. Si avvii da subito una discussione approfondita e chiara sugli obiettivi coinvolgendo i cittadini, che sono i veri proprietari della Rai.
Ci sono rischi “alla greca”?
La situazione è assolutamente diversa ma i rischi ci sono: si rischia che interessi economici, editoriali, politici possano stingere – come già stanno facendo – una morsa intorno alla Rai per tentare di indebolire, spacchettare, svendere il servizio pubblico. Questo non lo permetteremo.
Governo, partiti e lobbies che condizionano il servizio pubblico; conflitto di interessi. Due temi che restano prioritari per una nuova Rai libera e autonoma?
Qualsiasi discussione seria deve partire dalla risoluzione dei problemi strutturali: la risoluzione dei conflitti di interesse, tanti, troppi, le norme antitrust, una nuova legge sulla governance. Senza questi tre elementi qualsiasi discussione è truccata.