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A settembre gli “Stati Generali per la Costituzione”

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Il rinvio a settembre del voto finale sul d.d.l. Costituzionale, che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali nel contesto di un procedimento speciale per la revisione della Costituzione al di fuori dei binari fissati dall’art. 138,  marca una battuta d’arresto nella corsa intrapresa dai capigruppo della maggioranza, che hanno imposto alle Camere una procedura d’urgenza nel tentativo di consentire al Governo Letta di portare a casa l’approvazione della riforma in prima lettura entro la pausa estiva.
Tanta fretta non è sintomo di efficienza e lascia trasparire il disegno di evitare un coinvolgimento dell’opinione pubblica nel timore – non infondato – che possa disturbare il manovratore.
In realtà nel silenzio dei grandi mezzi di comunicazione, le frange più sensibili dell’opinione pubblica si sono mosse tempestivamente, attraverso la mobilitazione spontanea di associazioni di giuristi, comitati per la Costituzione, gruppi di cittadini, strutture di base. C’è stata una significativa manifestazione a Bologna il 2 giugno, convocata da Libertà e Giustizia in cui sono stati denunciati i rischi del processo “costituente” che si andava prefigurando. Sono seguiti una serie di appelli, documenti e lettere ai parlamentari, promossi dai Comitati Dossetti, dall’Associazione per la Democrazia Costituzionale, dall’Associazione nazionale Giuristi democratici, dall’ANPI, da Articolo21, da Libertà e Giustizia, dalla Convenzione per la Democrazia Costituzionale, dalla rivista Micromega, dal Fatto quotidiano, dalla Rete per la Costituzione, etc.
Una avanguardia dell’opinione pubblica si è mossa ed ha avviato quel confronto con il Parlamento che i fautori della riforma speedy Gonzales avrebbero voluto risparmiarsi.
E’ stata così avviata, una discussione pubblica sui metodi, sulle proposte ed i progetti di riforma della Costituzione. E’ necessario che questa discussione pubblica esca fuori dai cenacoli degli intellettuali e degli addetti ai lavori e coinvolga largamente l’opinione pubblica poiché la revisione della Costituzione riguarda il futuro della democrazia e non può essere portata avanti a passo di carica senza che il popolo vi metta becco.
La Costituzione non è un tabù e, come tutte le costruzioni umane, ha bisogno di manutenzione, ma – è sin troppo evidente – che alcuni degli attori politici che giocano la carta della riforma, in realtà mirano a sovvertire l’equilibrio dei poteri perseguendo un disegno antidemocratico, ed è altrettanto evidente che la procedura straordinaria per la revisione della Costituzione portata dal d.d.l. governativo è funzionale a questo disegno, creando le condizioni perchè, nella sostanza, venga esercitato un potere costituente.
Il fatto che l’appello rilanciato dal “fatto quotidiano” contro la Costituzione stravolta nel silenzio abbia raggiunto 90.000 firme in soli due giorni, dimostra che l’opinione pubblica, se adeguatamente informata, reagisce con convinzione  e si mobilita contro ogni tentativo di sottrarre al popolo italiano quel patrimonio di beni pubblici repubblicani che i padri costituenti hanno consegnato alle generazioni future e che sono frutto delle dure lezioni della storia.
A questo punto è necessario fare un salto di qualità: deve nascere al più presto quel fronte unico per la Costituzione richiesto da Beppe Giulietti sul blog di Articolo21. Tutti i gruppi, le associazioni ed i comitati che spontaneamente si sono mobilitati, hanno fatto manifestazioni, inviato lettere e documenti al Parlamento per chiedere che le, pur necessarie modifiche costituzionali, siano realizzate nel rispetto della Costituzione, devono autoconvocarsi, in tempi brevi – entro la prima metà di settembre – dando vita a dei veri e propri Stati generali per la Costituzione, per organizzare una risposta comune che mobiliti tutte le energie presenti nella società italiana, affinchè le decisioni sul futuro della democrazia siano sottratte all’oligarchia e ritornino nella mani del popolo.


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