Ormai è una slavina. Più il Pd si stringe al collo il nodo scorsoio del governo con Berlusconi, più evapora la sua volontà di far politica, più la sua identità di forza della sinistra si scioglie al sole e ai venti del “non fare”, e del “non pensare”. Ma come si fa, dico io! Come è possibile che, in pochi giorni, prima Enrico Letta ed Emma Bonino coprano la vergognosa deportazione di Alma ed Alua. Poi ancora Letta, dando del fighetto a chi pur timidamente critica il suo governo, sostiene nei fatti che solo con Berlusconi si possa governare. E Napolitano umilia, post mortem, la politica del “cambiamento” e l’ex segretario Bersani: ha fallito, ha detto il Presidente, nonostante gli avessi dato “l’incarico di esplorare, senza vincoli né limiti” se mai per caso una diversa maggioranza fosse possibile. E ora ci si mette pure Fassina a intonare Peana nel nome di Silvio. “Esiste una evasione di sopravvivenza”, ha detto il vice ministro dell’economia. E subito Il Giornale gongola: “Gli evasori non sono più cattivi”. La Stampa: “A sinistra scontro sul fisco”. Il Corriere fa eco: “L’evasione fiscale fa litigare il Pd”. Sì, perché a fine giornata, Susanna Camusso ha definito quello del vice ministro “un gravissimo errore politico”.
Cominciamo da qui, dalla sparata di Fassina. Uno che di economia ci capisce, un ragazzo onesto, che quando ci discuti ce la mette tutta per sostenere il suo punto di vista. Ma la politica è un’altra cosa e il Fassina l’ha detta proprio grossa. Naturalmente di gente che non riesce a pagare le tasse, ne conosco anch’io. E la pubblica amministrazione non li paga, le banche prestano a tassi da strozzino, i fornitori chiedono il contante, i clienti comprano con un pagherò. Ma in un paese le cui risorse vengono letteralmente prosciugate dai grandi evasori, i quali grandi evasori vivono in contiguità e connivenza con poteri criminali e mafiosi, in un Paese nel quale da oltre venti anni la destra al potere è intenta a distruggere quel che è pubblico e a diffondere tra i cittadini la cultura dell’illegalità, e lo fa vendendo la bugia secondo cui arrangiandosi (e rubando) alla fine si sfonda…..beh, in un paese così, parlare di “evasione per necessità”, mentre non un solo evasore va in carcere, è dire “Berlusconi per sempre”‘. Significa rassegnarsi ad essere dominati dai vari Briatore e dai tanti piccoli disgraziati che che ne condividono il “soooogno”, come direbbe Crozza, che sognano di poter vivere un giorno come lui lavorando in nero e rubacchiando nel sottoscala. Scrive Sallusti: “Il merito del Governo delle Grandi Intese, e non è poco, è di fare ammettere alla sinistra che le ricette economiche del centro destra sono le uniche giuste e praticabili”. Prosit.
A Fassina non devono aver spiegato che ogni politica economica deve fare i conti con gli interessi di classe, con i blocchi sociali costituiti, con la cultura che li sorregge.Temo che non l’abbiano spiegato neppure a Letta, mentre Epifani pare essersene dimenticato. Tutti e tre leggano Il Giornale, per favore. “Berlusconi sente aria di voto….in caso di condanna governo in bilico”. La minaccia! Poi l’offerta ruffiana: “se la Cassazione neutralizzerà la condanna del Cavaliere, si potrà procedere con la nascita della Terza Repubblica”. Avete capito? Le riforme costituzionali che tanto stanno a cuore al Cavaliere, che lo hanno indotto a parlare di una “svolta epocale” in corso, si potranno realizzare ma solo a condizione che al suddetto Cav la legge non si applichi. Che intervenga a salvarlo un qualche imbroglio politico istituzionale. Il beau gosse Letta è avvertito!
La destra ricatta, blandisce, fa politica. Noi del Pd, ogni giorno che passa, sprofondiamo nell’abisso del compromesso, della rinuncia a far politica in nome di un falso realismo politico. Non contenti del “compromesso” che avrebbe vanificato la legge sul voto di scambio politico mafioso, ecco che s’avanza un altro “compromesso”, per depenalizzare l’illecito finanziamento dei partiti. “Soldi ai partiti, la spugna del PDL” titola Repubblica. Nelle pagine interne il Presidente del sindacato dei magistrati ricorda come fossero tre le norme che consentirono “mani pulite”: il reato di corruzione, il falso in bilancio, l’illecito finanziamento dei partiti. Il falso in bilancio non c’è più, il reato di corruzione più difficile da individuare e dunque da perseguire, ora attaccano l’illecito finanziamento. Gli uomini del Cav lavorano ai fianchi il Pd nelle commissioni giustizia. Che Dio ce la mandi buona.
Ma Dio non c’entra. Siamo noi umani, troppo umani, che fabbrichiamo mostri mitologici e notti sempre più nere per i nostri figli. Vorrei dire a quei coglioni, stanchi e incivili, che hanno fatto buuuuh mentre un deputato del movimento 5 stelle perdeva il filo del discorso, che l’ostruzionismo ce lo siamo meritati. Per mancanza di buon senso politico. È così che stiamo facendo rinascere il partito dell’apocalisse. Di che parlo? Ecco. Grillo, lo stesso Grillo che non ha voluto scaricare Berlusconi quando forse era possibile scaricarlo, l’uomo che voleva marciare su Roma e svillaneggiava il Parlamento, ora si alza, si scopre difensore delle istituzioni e denuncia “un colpo di stato estivo” per imporre “una dittatura presidenziale”. Subito Il Fatto titola: “Salviamo la Costituzione. Non vogliamo la riforma della P2”. E torna anche Ingroia, firma un documento con il costituzionalista Pace, con tante persone per bene, come Giulietti, uno dei pochi che non dice sciocchezze sulle cose dell’informazione.
Nel documento, raziocinante e diverso dai titoli a effetto, si osserva che la deroga all’articolo 138 (per far nascere un Comitato di 42 deputati e senatori incaricato di cercare un accordo di massima su una nuova forma dello Stato e del Governo e sul superamento del bicameralismo, accordo da sottoporre poi all’esame del Parlamento e in ultima analisi al voto referendario degli Italiani) è una forzatura. Sì, lo è. Si sostiene che il taglio dei tempi è pericoloso. Vero. Si denuncia che al Governo si lasci un’ampia possibilità di emendare mentre la si limita ai singoli parlamentari. C’è anche questo. Ma non è l’apocalisse. Molte delle pretese del governo e del PDL sono già state respinte in Commissione Affari Costituzionali al Senato. Ricordate la “convenzione”? Il governo ha dovuto fare marcia indietro. E, ancora più importante, ora si ammette la necessità (lo fa anche il ministro Quagliariello) di cambiare la legge elettorale prima e indipendentemente dal lavoro del Comitato. E dovrebbe essere evidente che se si abolisce la “legge porcata”, si riduce il potere di ricatto della destra all’interno del Comitato e poi in Aula.
Questo pensavo e questo penso ancora. Perché non vorrei che la sinistra rinunciasse a far politica, cioè a spostare il partito che c’è, il Partito Democratico, su posizioni meno irrazionali e suicide. Mi sbaglio? Si sbaglia Barca che propone un nuovo Pd che somigli, nientemeno, a un’associazione come Libera (quella di don Ciotti) e sia strumento di indagine nella società piuttosto che articolazione dello Stato? La battaglia di Civati, di Tocci, di Cuperlo, Casson e Puppato è dunque già persa? Ha vinto per sempre l’ala che vuole stare al governo costi quel che costi, hanno vinto i 101, anzi sta nascendo un partito unico, un nuovo Giano bifronte, con la faccia severa di Napolitano a far bella mostra e dietro il ghigno ammiccante di Berlusconi? Se così fosse, presto noi di sinistra riprenderemo a riempire molti cinema, magari, con il bel tempo, qualche piazza. E faremo, insieme, una bella battaglia di testimonianza.
Chissà poi se diremo qualcosa anche sull’Egitto, dove i militari chiamano alla mobilitazione contro i Fratelli Musulmani, o su quel che avviene in Tunisia, dove le persone per bene stanno per scendere in piazza contro gli assassini islamisti. Corrucciati, resteremo temo in silenzio. Troppo preoccupati di salvar l’anima nostra per capire che intorno impazza un disordine rivoluzionario. E di capire che sarebbe tempo di agire, di rischiare, di mettere in questione le nostre identità, non di dire ai posteri: eravamo diversi.