In questo momento nel mondo ci sono 175 giornalisti in carcere: 33 sono turchi. Come dire che la Turchia è attualmente la più grande prigione mondiale per i cronisti. Ed è ora guerra aperta con il governo di Ankara che senza mezzi termini ha mandato un messaggio alla stampa del Paese: “vietato fare informazione”. Centinaia di giornalisti sono scesi ieri in piazza, a Istanbul, proprio per protestare contro la repressione da parte della polizia e le politiche governative che calpestano quotidianamente la libertà di stampa. A dimostrazione del clima, le forze di sicurezza hanno impedito ai manifestanti in marcia di entrare in piazza Taksim, luogo simbolo delle proteste. I giornalisti turchi chiedono non solo maggiore libertà di espressione, ma denunciano anche le violenze e le vessazioni fisiche e psicologiche contro i loro colleghi: numerosi i giornalisti arrestati durante le tre settimane di manifestazioni a Gezi Park e Taksim, tanti i feriti – anche gravi – dai candelotti lacrimogeni della polizia turca.
Ieri, dopo essere stati bloccati dalla polizia, le centinaia di giornalisti presenti hanno optato per un sit-in di protesta. “Continueremo con le nostre manifestazioni – ha commentato un attivista presente ieri, Hassan Huseyn Karabulut – Non posso dire quando finiranno. Il governo deve accettare le nostre proposte e porre fine alle violenze della polizia”.
Almeno 111 giornalisti e fotografi sono stati feriti, arrestati o vittime di violenze durante le manifestazioni anti-governative, stando alla Fondazione Vakfi. Secondo Gulsah Karadag, del quotidiano Birgun, la polizia più volte ha sparato candelotti lacrimogeni “direttamente contro i giornalisti” e diversi cronisti “sono stati picchiati o arrestati solo perché stavano facendo il loro lavoro”. Hurriyet riferisce anche del caso della giornalista Arzu Demir, dell’agenzia Etha, che ha denunciato di avere subito molestie sessuali durante la perquisizione della sua casa da parte della polizia alla fine di giugno.
Al grido di “Lasciateci fare il nostro lavoro!“ i manifestanti hanno occupato la Istiklal Avenue di Istanbul. Chiedono a Erdogan un’azione in difesa dei loro diritti e contro le minacce, la censura e le manette che per diversi colleghi sono scattate proprio nei giorni delle manifestazioni a Piazza Taksim. Tra questi anche due fotoreporter italiani, Daniele Stefanini e Mattia Cacciatori.