Continuano ad arrivare dalla Turchia notizie spaventose. Torture nelle caserme, violenze anche contro i disabili, poliziotti che sparano ad altezza d’uomo, testimonianze sempre più frequenti di molestie se non addirittura di stupri di gruppo sulle ragazze. E soprusi: anche avvocati arrestati. Erdogan ha ordinato il pugno di ferro e nel mirino naturalmente c’è chi documenta il massacro. Già in carcere una quarantina di bloggers, la polizia se la prende anche con la stampa internazionale presente in piazza Aksim e un reporter di Cnn è stato aggredito. Ma nel mirino ci sono soprattutto le piccole tv turche che hanno trasmesso in diretta le proteste mentre l’emittente pubblica mandava in onda soap e documentari sui pinguini secondo uno standard di tutti i regimi. Per ora si parla di multe salatissime, preludio evidente di una censura totale. Particolarmente sotto tiro Halk Tv, attivissima, vicina all’opposizione.
In questi giorni a Istanbul c’è una mia amica di blog. Si chiama Milena Ben ed ha una storia particolare alle spalle. Il figlio è morto a vent’anni sul lavoro. Da allora ha “adottato” due ragazzi turchi gay, una maniera, dice, per non soccombere di dolore. Adesso è con loro in Turchia, abitano a duecento metri da piazza Aksim e sono molto molto spaventati. Ieri sera, appena arrivata, mi ha mandato questo messaggio: “La Tv turca parla di forze anarchiche, ma non è vero, sono veri pacifisti. Ci sono insegnanti delle università, liberi professionisti , imprenditori che temono di chiudere fabbriche aperte nel 1920. Ma ad Erdogan non interessa, vuole solo vincere la sua battaglia personale e riportare la Turchia all’integralismo islamico. Sta succedendo una carneficina, non si sa quante vittime ci siano state, anche adesso sento le sirene delle ambulanze a tutto volume, abbiamo un pronto soccorso proprio vicino. Arrivano alla finestra anche i fumi dei lacrimogeni, dovrò attrezzarmi di gocce e mascherina. Ci sono notizie drammatiche: gente che si è nascosta sul palco e la polizia ha dato fuoco al palco. Uno dei miei ragazzi adesso è su in piazza. Ho paura: durante la notte la polizia può fare di tutto”.
E’ tornata a scrivermi stamattina: “Oggi non sono andata in piazza, sono passati con il megafono per dire che dovevano sgomberare dalle macerie. C’è un silenzio che fa paura. Sembra la calma prima della tempesta. In una strada generalmente molto trafficata si vedono poche auto e pochissima gente che passeggia, dalla finestra vedo un ragazzo che passa con un mazzo di bandiere inneggianti ad Ataturk. Nemmeno le ambulanze si sentono più….molto preoccupante. Molti dicono che questa sera ci sarà nuovamente l’attacco della polizia, ma i ragazzi nonostante la pioggia e il freddo, sono ancora accampati in Gezi Park, calmi e tranquilli nei loro sacchi a pelo, dopo una nottata veramente tragica. Alla fine li ho raggiunti, un pò spaventata, ma non potevo resistere. Per ora è tutto tranquillo. Nel fine settimana Erdogan vuole salire sul palco in piazza e penso che ci sarà uno spiegamento non indifferente di polizia. Una buona notizia: le donne dell’ambasciata italiana si sono vestite oggi tutte di rosso negli scranni di una sala assembleare per vicinanza alla gente turca e alla donna vestita di rosso colpita dallo spray al peperoncino che è diventata il simbolo della rivolta. E’ buon segno, questo popolo non si sente più solo”. Già, Ceyda: la donna in rosso. Non una terrorista, ma una giovane professoressa di architettura.
In serata, Milena Ben mi manda, entusiasta, un tweet: “Deciso referendum con richieste manifestanti. Niente centro commerciale, niente caserma. Più libertà. E’ una notizia fantastica”.