Tremano i partiti? Il caffè di sabato 1 giugno
È una truffa, come sostiene il Fatto: “Finanziamento ai partiti, tutti i trucchi della legge”? O una coraggiosa risposta al movimento 5 Stelle, come la presenta Il Giornale: “l’ex casta…strappa l’iniziativa al comico”? Corriere e Repubblica si nascondono dietro l’annuncio: “Basta soldi”, “Partiti a dieta”. E lasciano i dubbi ai “pezzi” in cronaca.
A me pare un pasticcio. Niente limiti alle donazioni dei privati. Pare che lo abbia chiesto espressamente Alfano. Sgravi fiscali più consistenti a chi finanzia un partito piuttosto che aiutare la lotta contro il cancro; lo scrive Sergio Rizzo. E mi chiedo che senso abbia. Non mi sembrano chiare le norme transitorie, né il meccanismo del 2 per mille, e neppure in base a cosa, e con quali modalità, saranno affidati ai partiti beni del demanio (sedi, uffici).
In verità penso che non si dovesse inseguire Grillo su questo tema. Mi spiego. I partiti hanno invaso lo Stato e se ne sono fatti invadere. Nominano dirigenti di parchi,di istituzioni culturali, unità sanitarie. E non dovrebbero. Usano, in modo assolutamente privato, beni e dipendenti del Senato, della Camera, delle Regioni. Infine, chiamano “rimborsi elettorali” un enorme flusso di denaro pubblico che gli permette di assumere, “al partito”, quel personale che non sono riusciti a piazzare nell’amministrazione pubblica o in giornali ed enti lottizzati. Uno schifo? Sì. Ma davanti a tutto ciò, i nostri moralizzatori se la prendono con la “diaria” dei parlamentari (non con i doppi incarichi), attaccano il principio (il “finanziamento pubblico”) e non l’incesto tra Stato e Partito, di cui i famosi “rimborsi” non sono che una delle manifestazioni.
Bisogna cambiare sistema. Stabilire che ogni nomina senza curriculum e/o concorso sia un abuso punibile. Vietare i doppi incarichi (e doppi stipendi) per gli eletti e per chi ricopre un incarico pubblico. Porre un tetto a ,e pretendere trasparenza per, ogni donazione. Trasformare i partiti in organizzazioni volontarie, che promuovono democrazia nel territorio. Garantire loro aiuti e sostegno come,e non più, lo si garantisca a Libera o Emergency. Permettere che i cittadini possano legare al versamento di un loro contributo diretto, al partito o alla associazione culturale, anche una quota di denaro pubblico (1 per mille). E non concedere “anticipi” sulla base dei conferimenti che si presume arriveranno.
Ma così, direte, lo Stato spende lo stesso? Sì, ma si rovescierebbe il parametro. Sarebbero direttamente i cittadini ad erogare una piccola quota del denaro pubblico, non più lo Stato a finanziare i partiti addirittura contro (visto l’uso che del denaro viene fatto) gli stessi cittadini.
Intanto il governatore Visco dice che abbiamo perso 25 anni. Ma chi l’avrebbe detto? Quelli della Seconda Repubblica, quelli segnati dal mito della “governabilità”? Dice che imprese e banche sono state (a pari merito della politica) responsabili di questa dissipazione di risorse e di questo spreco di futuro. Non vede, rebus sic stantibus, né ripresa né predisposizione a cogliere opportunità che si presentassero. E il governo che fa? Visco non lo dice. Cerca di ottenere i titoli dei giornali annunciando tagli al finanziamento pubblico e mirabolanti riforme costituzionali.
Pazzia. L’unica cosa da far subito (cambiare la legge elettorale) ormai lo abbiamo capito: non si farà. Berlusconi, lo statista, “resta freddo” in proposito. Sui giornali si trovano chicche così. Ricordiamo allora che solo Berlusconi ha saputo coalizzare coalizzare tutto e il contrario di tutto, Storace e Maroni, Capezzone e Lupi. Granatendo a sè tre vittorie elettorali e al Paese stagnazione e non governo. Ha potuto farlo perchè ha costruito sul conflitto d’interessi la sua enorme ricchezza e il suo spropositato potere. Ricordiamo che è Berlusconi, più di tutti, ad essersi avvantaggiato del nome del Premier sulla scheda (principio che limita il potere di nomina del Presidente della repubblica). Che Berlusconi ha voluto e usato della domina dei parlamentari (per via dell’abolizione dei collegi e delle preferenze). La domanda semmai é: perché Letta e Napolitano lo lasciano fare?
Voglio concludere con i funerali di Franca Rame. Funerali in rosso, da partigiana. Con un bel discorso tenuto dal figlio Iacopo. E Beppe Grillo, davvero come un cittadino, a salutare un’amica. La destra invece (leggete Il Giornale, per credere) la odia ora ancora di più di ieri. Brava Franca, il tuo funerale come l’avresti voluto!