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“Suicidio Italia”, storie di estrema dignità

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In Italia è sempre estremamente faticoso essere indipendente: la libertà di esprimersi ha un costo. Questo costo lo pagano il produttore di un film, uno scrittore, un regista di teatro, attori, editori ecc. che non hanno sponsor, ma vogliono far conoscere la realtà. Suicidio Italia è un film, prodotto da Alessandro Polcini Tartaglia, che racconta la crisi economica attraverso punti vista, voci. Marco travaglio ricorda che, per poter essere visibili ai piani alti della politica, i lavoratori sono costretti ad organizzare proteste sui tetti, sulla cupola di San Pietro. Lo scrittore e giornalista Gianni Dragoni, senza peli sulla lingua, racconta un sistema di collusione fra politica ed alta finanza: ministri, banchieri che soggiornano in palazzi di pregiudicati, perché ogni favore corrisponde una contropartita. Dario Fo cita, con la sua ironia, una Fiera degli Obej Obej di Milano dove ognuno può travestirsi da qualcosa: il pregiudicato da giudice, la casalinga da prostituta… ma questa festa dura solo tre giorni. Un chiaro riferimento alla pagliacciata italiana che dura da anni: il bunga bunga. La cattiva amministrazione, o addirittura l’incapacità di guidare una nazione, ci ha portato a riforme da lacrime e sangue che stanno pagando solo i cittadini; l’equità di cui hanno parlato tanto Monti e Fornero non c’è stata, anzi si sono accentuate le disuguaglianze. Paolo Barnard sottolinea nel suo intervento che quello che un politico guadagna da deputato piuttosto che da Presidente del Consiglio è niente rispetto a quanto vengono pagate consulenze, ruoli chiave in consigli di amministrazione di società finanziarie o di banche che si acquisiscono di diritto se vengono intraprese certe strade (ad esempio il fiscal compact). Una classe dirigente che ha sbagliato e, nonostante ciò, ha infinite possibilità, anche quando commette reati. Dall’altra parte c’è un’altra Italia… quella che ha una sola vita, una sola possibilità, che se sbaglia l’errore lo paga fino in fondo. I familiari degli imprenditori Mario Frasacco, Gabriele Ferrara e dell’artigiano Giuseppe Campaniello raccontano come i loro cari, per estrema dignità, hanno scelto di togliersi vita, perché lo stato fa paura e non concede nessun chance per chi ha contratto  un debito per poter mandare avanti la propria attività, l’economia del Paese.  Un film diretto da Filippo Soldi che chiude il documentario con l’appello dell’avvocato Paola Musu che cerca di spronare la generazione che va dai trenta ai quarant’anni, perché è l’ultima generazione che potrà fare ancora qualcosa, chi verrà dopo non avrà gli strumenti economici, culturali per intraprendere una battaglia contro un sistema ormai collaudato.

Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=G7V9_qiT6oI


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