”Gli attacchi che da più parti in questi giorni, vengono rivolti nei confronti della Rai, con tanto di esercitazioni ”modellistiche” sui valori economici degli asset circa una prospettiva di vendita, appaiono fuori dal senso dell’utilità sociale che deve guidare il pensiero e l’opera di quanti debbono accudire ai beni comuni”.
E’ quanto sottolinea in una nota Franco Siddi, Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che tiene a far notare: ”Chi ha assistito allo scempio della Tv Greca cancellata tra la notte e la mattina dal Governo, vissuta dai cittadini come un furto durante il sonno, non metterebbe mai in discussione il servizio pubblico televisivo, il suo ruolo, la sua funzione nazionale. Cosa diversa ovviamente dal sistema organizzativo aziendale che, nel Paese Ellenico come da noi, ha bisogno di un saggio riordino”.
E per Siddi ”che sia necessaria una bella riforma, seria onesta e intelligente è fuori dubbio. Che si debba cercare di deprezzare un patrimonio di grande valore come la Rai, unica azienda radiotelevisiva italiana radicata su tutto il territorio nazionale, è, invece, inaccettabile”. ”Giova – insiste il segretario generale della Fnsi – ai soliti noti e a quanti cercano, con privatizzazioni a buon mercato, di fare ingenti profitti privati sulle spalle della collettività. Nel tempo che viviamo anche discorsi ragionevoli per un intervento di razionalizzazione, nella salvaguardia dell’identità del servizio pubblico, rischiano di essere declinati fuori dai binari, a causa di permanenti gravi conflitti di interesse nel mondo dei media e di una debolezza enorme della politica intesa come capacità di dare senso alle domande sociali”.
Ma rileva ancora Siddi ”certo una riorganizzazione della Rai solo di tipo amministrativo non basta, perché ciò non rimetterebbe in moto la macchina, come è necessario rimettendo al centro la tematica degli investimenti e dei contenuti. Tutte le ‘opportunity’ di miglioramento vanno raccolte con spirito critico e senza preclusioni ideologiche, ma – come per tutti i media e per tutte le imprese culturali – la scommessa si vince giocando sulla qualita’ del prodotto e sugli uomini e le donne che lo fanno, che sono in grado di crearlo con la loro genialità, che un’impresa ben organizzata deve saper mettere a frutto. E la Rai di queste opportunità ne ha ancora tante. Va messa in condizioni di coglierle nel confronto aperto fuori dagli interessi di qualsiasi potentato. Per questo (lo dico all’unisono con l’Usigrai) tagliamo le unghie ai rapaci del servizio pubblico radiotelevisivo italiano, prima che facciano danni ai beni dello Stato”.