VERSO IL CONVEGNO DEL 2 LUGLIO AL CNEL (Art.21/Fondazione Di Vittorio) – Ci sembra giusto ringraziare, a nome di articolo 21, Fulvio Fammoni, presidente della fondazione Di Vittorio, e Renato Parascandolo, coordinatore del gruppo di lavoro, che hanno fortemente voluto l’iniziativa fissata per il prossimo 2 luglio, dalle ore 10 alle ore 14, nel salone del Cnel a Roma.
Né conservare, né liquidare, questa la nostra linea di analisi e di proposta.
Perché mai dovremmo voler conservare un sistema mediatico che ha guadagnato il giudizio negativo dell’Europa e di tutte le agenzie che si occupato della libertà di informazione nel mondo?
Quel 57mo disonorevole posto che ci è stato assegnato deriva, rapporti alla mano, dalla mancata risoluzione del conflitto di interessi, dalla debolezza delle normative anti trust, dalle interferenze dei governi e dei partiti nelle nomine delle Autorità di garanzia e del Consiglio della Rai, dalla continua riproposizione di norme bavaglio.
Chiunque voglia seriamente affrontare qualsiasi seria discussione sul futuro della Rai, deve affrontare e risolvere anche questi nodi, anche perché, nel resto d’Europa, esistono ovunque forti e qualificati servizi pubblici e una pluralità di soggetti privati; quello che non esiste è il conflitto di interessi, nelle forme patologiche che segnano il caso italiano.
Chiunque rimuova questa realtà, non vuole rimuovere l’anomalia italiana, ma più semplicemente liquidare la Rai, secondo uno schema, per altro, già definito nel cosiddetto Piano di Rinascita nazionale.
Cominciare oggi, a tre anni dal rinnovo della intese tra stato e Rai, a prospettare la possibilità di fare a pezzi il servizio pubblico, di metterlo all’asta, di ” dissolverlo”, ci sembra il modo peggiore per impostare una discussione seria, rigorosa e rispettosa delle direttive e dei modelli di riferimento europei.
Quello che serve oggi è un disegno organico, la capacità di dare forza a chi, anche dentro la Rai, tenta di portare a compimento un piano di riaccoparmenti editoriali, di semplificazione delle strutture, di riqualificazione dell’offerta, di eliminazione di rendite di posizione e sacche di corruzione, di introduzione di un sistema generalizzato di reclutamento fondato sulla selezione.
In questo momento le forze della conservazione hanno ancora un peso prevalente e trovano sponda in chi intende difendere l’attuale sistema di nomina introdotto dalla legge Gasparri.
Non a caso i liquidatori si guardano bene dal nominare conflitto di interessi e legge Gasparri. Il radicale cambiamento di quella legge dovrebbe essere il terreno di intesa tra quanti non vogliono restare stritolati nella tenaglia tra conservazione e liquidazione. Questo sarà solo il primo passo di una iniziativa che proseguirà, che ha già raccolto l’adesione di forze politiche, sindacali, associative e che seguirà passo passo la discussione in sede governativa, parlamentare, aziendale.
Ai nostri interlocutori chiediamo e chiederemo di far uscire dalle “segrete stanze” il dibattito e le decisioni su questo grande bene comune e di coinvolgere (anche attraverso l’uso dei canali e delle reti Rai), gli abbonati in questo confronto.
Perché il servizio pubblico, come la Costituzione”, non è “affare loro”, ma di tutta la comunità.
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