La diffusione dei quotidiani continua a crescere in Asia e cala nei mercati occidentali mentre l’ avanzata del digitale ha aumentato i lettori. Ma lo sviluppo delle piattaforme online non è accompagnata da una parallela crescita dei ricavi pubblicitari, anche perché all’ alta percentuale di utenti si accompagna un basso livello di coinvolgimento dei lettori. In ogni caso i quotidiani sono ancora una piccola parte del consumo totale di internet, rappresentando solo il 7% delle visite, solo l’ 1,3% del tempo speso, e solo lo 0,9% del totale delle pagine viste.
E’ quanto rileva l’ ultimo World Press Trend, l’ annuale Rapporto della World Association of Newspapers and News Publishers (WAN-IFRA), presentato in questi giorni a Bangkok.
‘’Il futuro del settore è legato strettamente al tasso di coinvolgimento e di partecipazione dei cittadini’’, ha osservato Vincent Peyrègne, CEO di WAN-IFRA, presentando il Rapporto a una platea di più di 1.500 editori, direttori e delegati al Congresso e al Forum cominciati ieri nella capitale tailandese.
I dati principali:
– Più della metà della popolazione mondiale adulta legge un quotidiano: 2,5 miliardi di persone su carta, più di 600 milioni in formato digitale.
– L’ industria giornalistica produce più di 200 miliardi di dollari ogni anno.
– Diffusione e riultati della raccolta pubblicitaria variano fortemente a seconda della regione.
– La diffusione è calata solo dello 0,9% globalmente nel 2012 rispetto all’ anno precedente, mentre cresce in Asia. Complessivamente, dal 2008 al 2012 la diffusione è diminuita del 2,2%, con una maggiore velocità in Europa.
Fra il 2011 e il 2012 è scesa del 6,6% in Nord America, -5,3% in Europa occidentale, -8,2% in Europa dell’ est e -1,4% in Medio Oriente e Nord Africa. Ma è cresciyta dell’ 1,2% in Asia, +3,5% in Australia e New Zealand e +0,1% in America Latin.
Fra il 2008 e il 2012 essa è calata del 13% in Nord America, -0,8% in America Latina, -24,8% in Europa occidentale e -27,4% in Europa orientale. Mentre è cresciuta in Asia (+9,8%), Medio Oriente e Nord Africa (+10,5%) e Australia e New Zealand (+1,0%).
– I ricavi pubblicitari sono diminuiti complessivamente del 2% nel 2012 rispetto all’ anno precedente e del 22% dal 2008 al 2012. Nel quinquennio il calo maggiore è stato registrato negli Stati Uniti, con meno 42% e un peso in valore per quasi tre quarti delle perdite complessive.
Fra il 2011 e il 2012 i ricavi sono scesi 7,6% in Usa, -3,4% in Europa occidentale, -5,6% in Europa orientale, e -8,3% in Australia e Nuova Zelanda. Sono invece cresciuti del 9,1% in America latina, +3,6% in Asia, e +2,3% in Medio Oriente e Nord Africa.
Fra il 2008 e il 2012 i ricavi pubblicitari sono diminuiti del 42,1% in Nord America, -23,3% in Europa occidentale, -30,2% in Europa orientale, -22,7% in Medio Oriente e Nord Africa e -24,9% in Australia e Nuova Zelanda. Mentre sono cresciuti del 37,6% in America Latina e del 6,2% in Asia.
Altri dati rilevati:
– La sfida maggiore per gli editori continua ad essere il coinvolgimento del pubblico sulle piattaforme digitali. Se più della metà della popolazione digitale visita i siti web dei giornali, i quotidiani sono ancora una piccola parte del consumo totale di internet, rappresentando solo il 7% delle visite, solo l’ 1,3% del tempo speso, e solo lo 0,9% del totale delle pagine viste.
– I contenuti a pagamento stanno incrementando il flusso di entrate. Secondo l’ Alliance of Audited Media, quasi la metà delle testate Usa hanno adottato una qualche forma di pagamento. Il 40% usano il cosiddetto metered model, un terzo usa quello dei contenuti premium, il 17% chiede il pagamento per ogni accesso e il 10% usa qualche altro modello.
– Mobile e tablet stanno rapidamente diventando molto diffusi fra i consumatori di informazione e rappresentano il 20% delle pagine viste nei mercati in cui i dati sono disponibili. Studi condotti in Stati Uniti, Germania e Francia suggeriscono che il coinvolgimento via tablet misurato in tempo speso sui contenuti informativi è uguale a quello dei giornali su carta.
– I quotidiani stanno sviluppando attivamente ricavi provenienti da fonti non tradizionali. Negli Stati Uniti, il 27% dei ricavi di una testata ora provengono da fonti non tradizionali: l’ 11% da digitale, l’ 8%da altre fonti (servizi ai clienti in aggiunta alla pubblicità) e un altro 8% a ricavi non editoriali (e-commerce).
– Vi è una netta differenza nelle prestazioni della copia singola rispetto alle vendite in abbonamento. Nei mercati in cui i dati sono disponibili, le vendite di singole copie sono diminuite del 26% nel corso degli ultimi 4 anni a fronte di un calo dell’ 8% negli abbonamenti. Il ‘’pacchetto’’ stampa+digitale sta riscuotendo sempre più successo.
“Anche se la diffusione cala, i quotidiani raggiungono un vasto numero di lettori – su carta, online e mobile – e le ultime tendenze mostrano che l’ impatto della pubblicità sta migliorando sensibilmente in vari paesi’’, ha aggiunto Vincent Peyrègne.
“I professionisti del settore apprezzano sempre di più i benefici offerti dal mondo digitale per il miglioramento della qualità della loro ‘conversazione’ con le comunità, identificano nuovi territory dove possono espandere il loro ruolo, aiutano a ridurre la complessità del mondo e accrescono la fiducia da parte del loro pubblico’’.
Peyrègne – spiega una nota di Wan-Ifra – ha lanciato una sfida: ‘’La frammentazione del mercato è una minaccia per il nostro modello di sviluppo, ma un’ opportunità per tornare alla nostra mission principale e ai nostri valori di base: raffozare la libertà dei cittadini fornendo loro informazioni e notizie necessarie per prendere delle decisioni informate nelle nostre società. Il ruolo di WAN-IFRA è di facilitare un ripensamento del processo alla base della nostra catena di valore. E gli ultimo dati mostrano che questa battaglia può essere vinta’’.
Il Rapporto World Press Trends include un insieme di dati relativi a 70 paesi e al 90% del valore globale del settore.
I dati sono disponibili tramite abbonamento al database interattivo dell’ associazione: http://www.wan-ifra.org/wpt .