Ma almeno adesso, a freddo, si può ragionare su quanto successe davvero nell’incredibile vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica? Ora che quella storia è tornata d’attualità con la non-sparata (nel senso di vanamente negata) su Rodotà del non-Leader dei 5 Stelle, si può rivedere dall’inizio il film di un paese profondamente scosso dalle reazioni furibonde del popolo – della rete e non – di sinistra, per la candidatura al Quirinale di Franco Marini? Si può riflettere con la dovuta calma su quell’indignazione generale o quasi contro un candidato già sindacalista e fondatore del Pd, indignazione a base di grida all’inciucio con Berlusconi, malgrado il reiterato no di Bersani al governissimo, grida all’inciucio lanciate dal popolo – della rete e non – all’unisono con editorialisti, intellettuali e Striscialanotizia, trasmissione delle tv di Berlusconi, pronto a votare Marini così come, nel 2008, ne aveva prontamente bocciato il tentativo di formare un governo? Si può ripensare a come in quell’occasione, prima del pasticciaccio brutto su Prodi, si dispiegò l’inaudita potenza del web, con le sue formidabili suggestioni semplificatorie e dietrologiche, col suo condurre, tramite le “quirinarie” di Grillo e gli appelli di sinistra per Rodotà, ad una sorta di elezione diretta del Capo dello Stato, opzione da sempre caldeggiata da Berlusconi (e ora paradossalmente paventata da Rodotà)? Già, perché insieme alla catastrofe tattico-politica del partito di Bersani, quello che in quei giorni non tutti colsero fu il per me impressionante spettacolo di una mobilitazione esagitata, eccitata, per non dire drogata, all’insegna di tre sillabe scandite ossessivamente come un mantra salvifico: “Ro-do-tà!”. Ecco: adesso viene facile a tutti, me compreso, fare i grilli parlanti all’indirizzo di Grillo, che nell’ultima (per ora) delle sue web-giravolte totalitario-apocalittiche (mi raccomando, né di destra né di sinistra!), si è scagliato sul già da lui magnificato candidato al Quirinale. E giù, tutti quanti, a rimarcarne stupiti e/o sarcastici la volubilità da Guru rancoroso, tipica (per molti critici della prima o dell’ultim’ora) di chi non mastica la democrazia: il non-Leader eleva agli onori qualcuno fino a quando questi non osa esprimere un qualche lieve dissenso dalla sua linea. A quel punto, lo addita come un appestato da evitare, reo com’è di voler infettare il MoVimento. Per carità, sono critiche sacrosante, da parte di alcuni lievemente tardive. Ma, per me, sulla questione Quirinale, insufficienti: in quei giorni davvero curiosi, così come nel racconto retrospettivo tutto centrato su Grillo che se ne fa oggi, ben pochi hanno visto i pur lampanti tratti di un’anomalia: una patologica eccitazione di massa, anche di sinistra, generata dalla rete (mercé il formidabile innesco mediatico delle “quirinarie” a 5 Stelle) e poi esondata nelle piazze. “Noi non siamo grillini!”, si affannavano a gridare ai microfoni compagni non sempre giovani, nei brevi intervalli del loro urlare accaldato le tre sillabe del fine giurista con lo stesso stile espressivo di quanti allo stadio inneggiano al bomber del cuore. “Non sono tutti grillini!”, spiegavano legioni di intellettuali in osmosi con gli urlanti in piazza. Io ricevevo ad ogni ora affollatissime petizioni on-line pro-Rodotà da parte di stimabili conoscenti democratici: il mio non aderire a quell’improvvisa deriva plebiscitaria per un’elezione costituzionalmente parlamentare, penso li lasciasse basiti. Ma basito ero anch’io, davanti a quello scenario antropologico: in passato, mai era successa una cosa simile. Ricordo solo, nelle due precedenti elezioni, una mobilitazione per Emma Bonino: ma non certo nelle forme di massa, di piazza, di pancia, di questa volta. Vero che fra quanti gridavano in piazza e firmavano in rete c’erano molti di sinistra: ma altrettanto vero, per me, che (come dimostra il caso Bonino) senza la scintilla di Grillo non sarebbe divampato un incendio di quelle dimensioni. Ora si può benissimo sbeffeggiare la retromarcia iraconda del Guru. Ma magari anche un piccolo ragionamento sulla subalternità politico-culturale (a mio parere suicida) di molto elettorato di sinistra agli stilemi a 5 Stelle, vieppiù grotteschi con gli anatemi grilleschi di poi, forse non guasterebbe.