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Per la Siria Obama pensa alle cerbottane

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Mentre un generale prende a male parole Kerry, Obama chiarisce: “in Siria armi agli insorti per non cambiare niente”.

Sono giornate “normali” alla Casa Bianca. Un generale, il joint cheef of staff, prende a male parole il Segretario di Stato Kerry che chiedeva di bomabardare le postazioni siriane pronte a usare armi chimiche. “Così daremo un senso alle parole del Presidente”, sosteneva Kerry. “Ma che dice! E’ pericoloso!” rispondeva il generale Dempsey. Sicuro che Kerry pensasse a uno svago.

Sempre “molto normalmente” la notizia è circolata al punto che la siamo venuti a sapere anche noi, figurarsi i siriani e i russi. E così Obama ha “normalmente” pensato di mettere in chiaro che “sì, la Casa Bianca manderà armi LEGGERE agli insorti”, ma così, tanto per dire, “non certo per modificare la nostra strategia e la nostra impostazione”.

Quindi Obama chiarisce che la Casa Bianca a cambiare gli equilibri in Siria non ci pensa proprio. Con buona pace dei pacifisti, che da tre anni urlano “all’invasione” jankee, senza vedere quella dei figli dell’internazionalismo solidale, i khomeinisti pasdaran ed Hezbollah.

Il bel prodoto di questa follia è che gli sfollati causati in Siria dai sodali del ditattore sono arrivati a sei milioni e nell’area cresce la “necessità” di una recrudescenza settaria, con i sauditi e i qatarini che espellono dai loro paesi i libanesi solidali con Hezbollah. Capolavoro pacifista. “Solidarietà” che non è difficle come verrà stabilita. Su base settaria, è ovvio; la stessa che i nostri “estremo-pacifisti”, convergendo con Casa Pound, invocano per difendere il grande disegno anti occidentale di Khamenei e Assad, il cui costo è tuto a carico di arabi e iraniani. Ma questo a loro…

Da ilmondodiannibale.it


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