Il 20 giugno un incontro alla Camera ha segnato l’avvio di un tavolo di lavoro tra MoveOn Italia promotore della riforma “La Rai ai cittadini”, i parlamentari di alcune forze politiche, rappresentanti dei lavoratori Rai, art. 21, associazioni dei cittadini, terzo settore, giornalisti ed esperti. Le notizie sula chiusura della tv pubblica in Grecia, sulla valutazione della Rai da parte di Mediobanca e le dichiarazioni di Catricalà che adombravano una gara per l’assegnazione del servizio pubblico in occasione del rinnovo della concessione hanno riportato un po’ di attenzione per un tema decisamente trascurato negli ultimi mesi.
Per oltre tre ore un centinaio di persone ha dato vita ad un dibattito a volte acceso e movimentato, ma molto interessante. L’introduzione di Tana De Zulueta ha fissato i termini del confronto richiamando i cinque punti della proposta di riforma e precisando che devono essere assunti come principi da tradurre in una proposta dettagliata. Roberto Fico Presidente della Commissione parlamentare di vigilanza ha chiarito che il regime delle televisioni ha bisogno di una profonda riforma che parta da norme antitrust efficaci e di regolazione del conflitto di interessi. La Rai secondo Fico è un patrimonio pubblico che non va smantellato, ma va risanato e gli va dato un nuovo assetto di governo puntando al superamento della stessa Commissione di vigilanza (del quale Fico spera di essere l’ultimo presidente). Si è detto disponibile a dare il suo contributo al tavolo di lavoro insieme ad altri parlamentari del Movimento 5 Stelle alcuni dei quali erano presenti in sala. Ha confermato l’impegno di mettere sotto esame i conti e la situazione della Rai senza prendere in considerazione appartenenze politiche o affinità ideologiche.
Alcuni interventi di dipendenti della Rai hanno manifestato grande preoccupazione per il futuro dell’azienda e per lo stato attuale del servizio pubblico. Gli interventi di Loris Mazzetti e di Corradino Mineo hanno messo in luce le storture di una gestione aziendale dipendente dai partiti e che ha portato a sprechi, disfunzioni, inefficienze e distruzione di un patrimonio di professionalità che avrebbe potuto rafforzare la Tv pubblica. Ovviamente il culmine dell’influsso politico sulla Rai lo si è avuto quando in Berlusconi hanno coinciso le figure di capo del governo, capo della maggioranza parlamentare e proprietario dell’impero televisivo di Mediaset. A questa situazione non si è contrapposta un’opposizione forte e determinata che, anzi, è sembrata accettare un regime spartitorio nel quale le principali forze politiche avevano la propria zona di influenza.
Conferme di questa analisi sono venute anche dagli interventi di Vincenzo Vita, Nicola D’Angelo (che ha ricordato la prevalenza di Mediaset nella proprietà delle “torri” di trasmissione, ulteriore conferma di una gestione Rai condizionata dagli interessi del concorrente privato) e Renato Parascandolo che ha portato l’adesione di Art. 21.
Altri interventi hanno sottolineato la forza e la ricchezza del mezzo televisivo che va molto oltre l’ambito dell’informazione e arriva a prefigurare modelli comportamentali e di vita che risultano molto più efficaci dell’informazione stessa.
Sandro Gozi del Pd è intervenuto dando la propria disponibilità a partecipare al tavolo di lavoro e sottolineando il ritardo accumulato dalla tv pubblica rispetto a quella di altri paesi europei.
Anche Gennaro Migliore di Sel ha aderito al tavolo di lavoro sottolineando che occorre rilanciare il servizio pubblico per distinguerlo dalla tv commerciale e sulla base di questo rilancio ricostruire un rapporto con i cittadini.
Un messaggio è arrivato dai consiglieri di amministrazione della Rai Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo che hanno espresso il loro pieno appoggio ai 5 punti del Manifesto di Move On precisando che di queste proposte c’è bisogno per “l’impatto nefasto della attuale forma di governance sulla vita aziendale”. Tobagi e Colombo hanno anche affermato che “le energie dei cittadini e della politica debbano convergere sullo sforzo di riformare quel grande patrimonio collettivo che è il servizio pubblico” e che non è il caso di “disperdersi in diatribe sulla privatizzazione”.
In vista del rinnovo della concessione del servizio pubblico nel 2016 Tobagi e Colombo ritengono che “sia necessario sviluppare un dibattito ampio e organizzare una consultazione che coinvolga in maniera seria e strutturata i cittadini”.
L’incontro si è chiuso con l’impegno di avviare il tavolo di lavoro già nel mese di luglio.