Uomini che non possono perdere la faccia. Grillo non è uno qualunque, è riuscito nell’impresa che nessuno prima, far saltare il banco delle elezioni politiche. La faccia no, quella non la vuole perdere, e se ha detto fuori Gambaro, fuori deve essere. A costo di “79 sì, 42 no, 9 astenuti” come scrive Il Fatto Quotidiano. L’armonia del suo Movimento, l’unità con il cemento della novità e della vittoria, è ormai un ricordo lontano. Espulsa a maggioranza ma “Ora decide la rete”. Immagino Casaleggio intento a “temperare” (si dice così?) il linciaggio a suon di insulti, allusioni alla paga o all’instabilità uterina della senatrice che pugnalò Grillo nella bagnarola. Ah, le donne! Proprio non vogliono capire che un maschio, vecchio, alla faccia ci tiene! Eccone un’altra: é la deputata “grillina” Pinna, che, novella Antigone, in una bella intervista a Piazza Pulita (non ho letto il nome della giornalista, ma che brava!) contesta l’ostensione del corpo della Gambaro agli avvoltoi e alle iene. E candidamente ammette: “fra di noi ci chiamiamo talebani e dissidenti”. La dissidente avrebbe dovuto fare autocritica in diretta streaming. “Liberiamoci dagli elementi tossici”, dichiara uno dei talebani. Ma questi hanno mai letto Orwell? E Grillo si ricorda che fine ha fatto Creonte?
Ho sentito una stretta al cuore nel vedere Silvio Berlusconi, lineamenti stirati dal chirurgo, peluria marrone in testa, ventre contenuto a uso della Pascale, inaugurare insieme al Maroni (sembrava quello di Crozza) l’ospizio della Lega a Pontida. L’ho sempre criticato, Silvio, ma è l’uomo che ha governato più a lungo il mio paese, quello che per vent’anni ha dettato regole e umori. Mi ha fatto male vederlo ammiccare come un guitto tradito dal pubblico: “L’Italia sfori il Patto Ue”, Corriere della Sera. Poi gli occhi si chiudono a fessura, compare un ghigno che si vorrebbe sorriso : “tanto chi ci caccia? Come Alberto Sordi ai “lavoratori”, il Cavaliere fa il gesto dell’ombrello all’Europa e il Giornale esulta: “Berlusconi rompe il tabù”. Ma ve lo ricordate due anni fa? Sì, proprio lui, Silvio Berlusconi, sbertucciato dalla Merkel e da Sarkozy, che torna a casa umiliato, con il patto di stabilità da imporre in Costituzione, e la promessa di aumentare l’IVA, come garanzia? Come certi democristiani, quando la Balena Bianca era ormai in agonia, pesna che la sinistra possa riuscire dove lui ha fallito. Letta e Napolitano, sì, possono farlo. Povero Silvio. La lingua batte dove il dente duole. “Mi vogliono rottamare, ho portato le mie cose”, prova a far ridere i leghisti. Teme l’ospizio e straparla, provando a brandire Letta come un ariete (Giannelli).
Grazie a Rainews24, ho sentito il premier Erdogan dire a una grande folla che in tutti i paesi la polizia usa gli idranti per disperdere i manifestanti, che i comizi non autorizzati vengono sciolti, che quel che avviene in Turchia e democraticamente normale. Ma oggi solo un turco su tre lo voterebbe ancora. Oggi operai, medici, notai, avvocati sono dalla parte dei giovani. E dalle finestre piovono oggetti, persino una sedia, sulla polizia che porta via un reporter dopo averlo immobilizzato a terra. Anche Erdogan non può perdere la faccia. Patria, famiglia, Islam: non si scherza. Manderò l’esercito, minaccia. Non riconosco il Parlamento di Bruxelles. E’ una maschera tragica anche la sua. Rischia di trascinare la Turchia nella tragedia, perché non riesce a togliersi quella maschera. Perché non sa dialogare con i ragazzi degli alberi. Forse non può, senza mandare in frantumi il patto che lo ha portato al potere : obbedienza in cambio di crescita economica e ordine islamico. Trepidiamo per la Turchia e speriamo, magari proviamo a fare qualcosa, una manifestazione,un appello, meglio di niente. La Stampa pubblica una bella foto: Obama e Putin seduti, con la faccia imbronciata e le mani riuniste sotto la camicia (senza cravatta). Non osate armare i ribelli siriani, minaccia l’amico russo di Silvio. Rohani, invece, appena eletto convoca una conferenza stampa. Come Papa Francesco.
Per una volta, oggi, Repubblica fa il Corriere. Prova a pensare “positivo”. “Obama – Europa. Patto sul lavoro”. Magari! Certo se il G8 ci stupisse e tirasse il coniglio di un accordo sul lavoro dal cappello del vertice! Letta ne uscirebbe rafforzato. Chissà, potrebbe persino presentarsi al congresso del Pd (che si farà entro l’anno, con le primarie per eleggere il segretario, che potrà essere il candidato premier ma anche no) con un prestigio internazionale conquistato sul campo (qualche decina di miliardi da investire) e porre la sua ipoteca sulla leadership del futuro. Ma il G8 ha altre grane. Leggete il bel saggio di Mario Deaglio su La Stampa. Racconta di Apple e Google e di decine e decine di miliardi non pagati al fisco. Un patto fiscale fra i grandi? Meno improbabile di un accordo serio sull’occupazione. E tuttavia, difficile. Il clima però è quello: un accordo servirebbe. L’Irish Sun ha sparato ieri la notizia di un’indagine, in Irlanda, su mezzo miliardo di euro portati all’estero da Berlusconi. Per non pagare le tasse al paese di cui era premier. Colpevole, mezzo colpevole, tutta una “boiata”, per dirla con Ghedini? Una cosa è certa: Non potremo restare in Europa con gli attuali livelli di corruzione e di illegalità. Questo è il vero spread dell’Italia e ha un nome: Berlusconi.