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Lettera Aperta al Presidente della Fieg, Dottor Giulio Anselmi

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Gentile Dottor Giulio Anselmi

Ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione del rapporto: La Stampa in Italia (2010-2012), mercoledì 5 giugno presso la sede della Federazione Editori.
I dati emersi, non mi hanno colto di sorpresa, se non nei singoli dettagli la gravità della crisi, era ed è nota a tutti, e soprattutto a chi in questo settore ci vive tutti i giorni.
I dati emersi sui cali pesanti di vendita e pesantissimi dei ricavi pubblicitari, non fanno che continuare un trend negativo, che dura da diversi anni, e che non sembra dover mai arrestarsi.
Nella Sua relazione, Lei chiede alla Politica, una “ridefinizione complessiva delle forme di sostegno all’editoria, spostando risorse dai soggetti ai progetti, dai contributi agli incentivi”, e chiede, tra le altre cose,  di sostenere attraverso il credito d’imposta, gli investimenti delle aziende, in pubblicità sulla stampa.
Nella Sua relazione, ha rivolto un appello ai giornalisti, affermando che editori e giornalisti, “devono essere capaci di rivedere profondamente i loro rapporti interni ed esterni”.
Come non essere d’accordo?

Gentile Dottor Giulio Anselmi
Devo però dire che alla fine, ascoltati tutti i dati, compresi quelli relativi alla perdita di posti di lavoro, dai poligrafici ai giornalisti,  che sono rimasto profondamente deluso, che in tutto il ragionamento, in tutte le analisi, non si parli mai della rete distributiva e di vendita.
Come se fosse una appendice ininfluente e di cui non ci si interessa mai, come se non fosse un problema.
Lei Signor Presidente forse sottovaluta il ruolo degli edicolanti nella filiera, anche tra di loro, si sono persi migliaia di posti di lavoro, di attività chiuse definitivamente.
Non pensa utile incontrare i rappresentanti di questo segmento di filiera? I quotidiani e i periodici, chi li venderà? I supermercati? I bar? O altri negozi che così integreranno la propria attività?
Ma se come dice Lei, l’informazione è un bene comune, patrimonio di tutti coloro che sono interessati alla salute della democrazia, non pensa che per un prodotto così importante, sia necessaria una rete professionale come quella degli edicolanti, e non occasionale come i supermercati e i venditori improvvisati?
E se è così, non ritiene che questa categoria, che ha gli stessi problemi di editori e giornalisti, ma anche  la stessa dignità, debba sedersi allo stesso tavolo e insieme trovare quelle soluzioni che evitino l’uno contro l’altro, a favore di una soluzione condivisa che aiuti l’intero sistema a frenare l’emorragia prima, a magari tentare di tornare a crescere?

Io credo che lo Stato, la Politica, debbano sostenere il settore, come avviene in tutta Europa, ma credo che il settore debba da solo darsi un progetto.
Ho ascoltato con molta attenzione l’intervento del nuovo Sottosegretario con delega all’Editoria, e mi è sembrato di cogliere che avesse le idee ben chiare, quando ha detto di ribaltare il modo di affrontare il problema dei finanziamenti, in sintesi , partiamo dal  costruire un progetto, e su quello si cercheranno i fondi per sostenerlo.

Ecco la strada Dott. Anselmi, costruiamo un progetto, ma facciamolo assieme, l’esclusione di una parte della filiera, sarebbe un gravissimo errore, che avrebbe certamente conseguenze negative, mettiamo in trasparenza il settore, portiamo le edicole nel ROC, aiutiamone la loro informatizzazione, in modo che possano certificare le vendite, e seguiamo queste strade, forse anche il mondo della pubblicità, potrebbe rivolgere maggiore attenzione agli investimenti sulla carta.
Costruiamo un progetto insieme, lo chiediamo da tempo, adesso è il momento.

* Segretario generale Sinagi


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