In Europa e in Italia serve una “netta inversione di tendenza delle politiche economiche”. E’ finito il tempo dell’austerità e del rigore dei conti pubblici. “Occorre imporre una politica per la crescita che ribalti le logiche liberiste dell’ultimo ventennio e ricollochi il lavoro al centro del sistema economico e sociale europeo”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nella prefazione al Rapporto sui Diritti globali 2013. La Cgil, spiega Camusso, “chiede una ripresa degli investimenti per sollecitare innovazione e generare lavoro qualificato e dignitoso, ricco di sapere e di responsabilità da destinare in particolare ai giovani”. “Le euro – austerità – è convinta Camusso – hanno prodotto un ulteriore impoverimento dei Paesi più deboli, un aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze, la compressione del reddito da lavoro e dei diritti soprattutto a scapito delle nuove generazioni; oltre che gravi conseguenze sul piano politico, istituzionale e civile”. I Paesi “hanno quindi visto emergere con forza elettorale imprevista (ma prevedibile) movimenti politici antieuropei, nazionalisti, razzisti, antisistema. In alcuni casi si è messa in aperta discussione la democrazia rappresentativa attraverso l’uso manipolatorio della rete come in una sorta di grande ‘agorà virtuale’ dove si dovrebbe esercitare la democrazia diretta”. Secondo Camusso, le politiche di crescita devono ora coinvolgere “imprese, università, centri di ricerca e istituzioni di governo sia a livello centrale che territoriale”. L’attuale modello di sviluppo è da bocciare, come la globalizzazione che si trasforma in uno “tsunami, tornato in Europa e negli Usa ad abbassare i trattamenti retributivi e a rendere volatili le condizioni di lavoro previste da contratti e leggi”. Proprio in questo periodo di globalizzazione e crisi, conclude il segretario della Cgil, i “diritti acquisiti e da acquisire sono stati la variabile dipendente e residuale” e sono cresciute “le discriminazioni e la violenza sulle donne”.