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Ben tornati dalla Papuasia. Il caffè del 28 giugno

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Ma guarda che scoop! Ieri alcuni grandi giornalisti italiani devono essere  tornati dalla Papuasia e, con il fiuto che li caratterizza, si sono subito subito accorti che il PDL  vuol mettere il collare, la mordacchia, la palla al piede ai magistrati. Indagando, a schiena dritta, hanno concluso che tale volontà si deve essere rafforzata dopo le condanne di Berlusconi. E sono stati in grado di svelarci (niente meno!) che il Comitato per le Riforme Costituzionali, voluto da Napolitano e da Letta, sarà il luogo dello scontro su questa delicatissima materia. Repubblica, a tutta pagina:  “Giustizia. Il PDL tenta il blitz”.

Il blitz si nasconde dietro un emendamento apparentemente innocuo, che consente al Comitato dei 40 di riformare l’intera “seconda parte della costituzione”. Il testo del governo ometteva invece di indicare, tra i titoli riformabili, il IV, quello che presiede all’indipendenza della magistratura. È vero che se poi il Comitato si orientasse verso l’elezione diretta di un Presidente della Repubblica, il titolo IV dovrebbe comunque subire modifiche non avendo senso che un Presidente Capo del Governo presieda l’organo di auto governo della magistratura e nomini giudici costituzionali. Insomma “il  blitz del PDL”, primo firmatario il senatore Bruno, ha solo anticipato e reso pubblico lo scontro che avrebbe certamente avuto luogo in seguito.

Eppure, anche il Corriere titola: “Affondo del PDL sulla giustizia. Torna lo scontro per le riforme”. Il punto è che i nostri principali giornali, Corriere e Repubblica, avevano creduto (o fatto finta di credere) che “viva e vibrante” (Napolitano) potesse davvero costringere Pd e PDL a cambiare, insieme e senza strappi, le regole del nostro vivere comune e, dunque, la Costituzione. Peccato che così non sia. L’autostima di Berlusconi si aggrappa da molto tempo alla tesi secondo cui i suoi governi non hanno governato per colpa della Costituzione. Che, dunque, deve essere stravolta (non riformata).. E si devono attribuire all’eletto dal popolo (con plebiscito) poteri amplissimi. Ridurre il potere di controllo del Parlamento. Porre la magistratura sotto il controllo della politica e i singoli giudici sotto il ricatto di cause risarcitorie milionarie. Tutto questo è scritto da tempo. Solo in Papuasia non lo sanno Per Berlusconi, “pacificazione” è la guerra che prosegue sotto altro nome.

Così Brunetta si dà da fare e offre un magnifico titolo al Giornale: “Incapaci al governo”. Il nostro Renato (che Dio lo preservi, almeno nell’imitazione di Crozza) si confida al Financial Times. I conti pubblici – dice – sono “segreti come la formula della Coca Cola”. L’attacco è a Saccomanni, che non fa toccare palla a chi vorrebbe distribuire alla proprietà (non ai disoccupati, né ai poveri, né ai precari) qualche miliardo che neppure abbiamo in cassa. Ma è evidente anche l’ammiccamento ai mercati. “Non date retta a quel Letta lì (oggi impegnato in un vertice europeo) l’Italia è al default”. Evviva! Ma bravo! Se fossi Letta chiederei dimissioni del capo gruppo del PDL alla Camera minacciando, se no, di lasciare. Non sono Letta. Però, anche Marcello Sorgi osserva su La Stampa: “è lecito chiedersi se un governo come questo può accontentarsi di tirare a campare. E soprattutto di campare così”

Il Fatto rigira il coltello nelle budella dei perseguitati dal complotto comunista e giudiziario. “Parla De Gregorio. Verdini comprò deputati nel 2010”. Non solo, dunque, Berlusconi comprò l’ineffabile senatore De Gregorio, strappandolo a Di Pietro, per far cadere nel 2008 il governo Prodi. Per questo il Cavaliere attende il rinvio a giudizio. Ma mercato e corruzione di parlamentari erano la regola. Servirono nel 2010 per sorreggere un governo (Berlusconi) che non stava in piedi dopo lo scontro con Fini. Verdini è furioso, oltre che per la bancarotta del Credito Fiorentino, potrà essere perseguito per corruzione di parlamentari. Meno male che la Santanchè annuncia il ritorno di “Forza Italia”. Invece Berlusconi non vuole “mance” Chiama così uno sconto del 15 per cento, proposto dal Procuratore Generale della Cassazione, sul risarcimento di 564 milioni dovuto a De Benedetti. Una mancia da 78 milioni!

Ha ragione Altan: “la nostra ambizione è di rammendare questo grande paese”. Altro non ci resta se non qualche buona lettura. A proposito di matrimoni omosessuali, Rodotà ricorda su Repubblica come anche la nostra Corte Costituzionale abbia riconosciuto “il diritto fondamentale di vivere liberamente una vita di coppia”. Ecco un tema su cui Pd, SEL, 5 Stelle, una parte di Scelta Civica e persino qualche collega della Lega e del PDL dovrebbero smetterla di fare la politica dello struzzo. Sui diritti si possono far buone leggi. Seconda segnalazione, sempre su Repubblica troverete un gran bel reportage di Bernardo Valli dalla Turchia. Buona lettura.

da corradinomineo.it


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