DA ARTICOLO21 (CIRCOLO DI NAPOLI) – Tre episodi di efferata violenza sulle donne a Napoli e in Campania in poche ore, tra cui un matricidio a Scampia. In questi casi il giornalista s’interroga su cosa possa fare nel suo ruolo di mediatore fra la fonte e il pubblico. Anzitutto credo debba raccontare senza fermarsi in superficie , come e’ giusto fare in qualunque caso,poi chiedersi se possa aggiungere voci di chi non accetta passivamente che le cose accadano, che le piaghe sociali non siano debellate. A Napoli per esempio sono scese in campo le donne di “Se non ora quando”( sono andate davanti all’ospedale in cui e’ ricoverata una prostituta picchiata selvaggiamente e messa in un sacchetto dell’immondizia ), a Scampia operano numerose associazioni di volontariato, impegnate contro il degrado sociale. Il figlio che ha massacrato di botte la madre di 52 anni,e’ un drogato,il quartiere a nord di Napoli, fin troppo noto ai cronisti di nera, costituisce una delle piazze di spaccio più’grandi d’Europa. La vicenda e’ emblematica di come il contesto degradato finisca fin dentro le private abitazioni.
Ecco perche’,pur non dovendo l’operatore dell’informazione puntare a risolvere i problemi, puo’ con l’ampiezza del racconto che non si fermi a ricostruzioni e dietrologie, ma spazi fino a raggiungere le voci che combattono le piaghe sociali, dare un contributo di utilita’ senza snaturamento del proprio ruolo. Nelle stesse ore in cui le donne si mobilitavano a Napoli,sul web giravano delle incredibili immagini, provenienti dalla Norvegia di tre pecore capaci di mettere in fuga un lupo.
Raccontare di chi si unisce per combattere ingiustizie e aggressioni credo dia una valenza etica al lavoro giornalistico.