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5 giugno, sentenza sulla vicenda Cucchi. Giovanni, Rita e Ilaria: “tre anni e mezzo di un processo difficilissimo e durissimo”

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“Stefano Cucchi, geometra di professione, pugile per hobby, ha lavorato anche l’ultimo giorno della sua vita da libero cittadino. La sera ha sostenuto l’ultimo suo allenamento in palestra, per il pugilato che amava tanto.

Lo amava perché lo faceva sentire uguale agli altri, lui, piccolino e magrolino com’era. Il suo ultimo giorno da libero di fatto è stato il suo ultimo giorno da geometra e da pugile, da tutto, il suo ultimo giorno da ogni cosa. Stefano è morto dopo 6 giorni di sofferenza disumana. Consumato dal dolore.
Le ultime energie le ha usate per scrivere una lettera alla comunità dalla quale era seguito per chiedere aiuto, e per chiedere una Bibbia. Stefano era e rimane cittadino di Roma, simbolo della violenza di Stato, della sopraffazione del più forte verso il più debole, della discriminazione, della negazione di ogni diritto umano.
Ma la dignità non l’ha persa Stefano, nemmeno al momento della sua morte. Stefano era di Roma.

Mercoledì avremo la sentenza dopo tre anni e mezzo di un processo difficilissimo e durissimo. Non saremo soli. Saranno in tanti con noi.
Stefano era Romano.
Ci sarà il comune di Roma, costituitosi con il Sindaco Alemanno parte civile, ed il candidato Sandro Medici.
Ma ci saranno anche tanti altri. Almeno così speriamo.
Perché Stefano diventi un simbolo ed un monito affinché quel che ha subito, pagando lo con la vita, non accada mai più.
Perché, vada come vada, si capisca che tutti sanno e che tutti hanno capito.
Non rimane molto da dire.
Grazie a tutti”.

Giovanni, Rita e Ilaria Cucchi


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