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Sudan: è ancora emergenza nel Darfur

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Riprende forte lo scontro tra governativi e ribelli nel Darfur e i civili pagano il prezzo piu’ alto. Centinaia di migliaia gli sfollati dallo scorso gennaio.
Articolo di: Rita Plantera – Near East News Agency

Sarebbero circa 300 mila gli sfollati in fuga dal Darfur dopo l’intensificarsi a partire da gennaio degli scontri tra gli insorti e l’esercito. La cifra, relativa ai primi 5 mesi di quest’anno, è superiore a quella complessiva degli ultimi tre anni. Lo sostiene il sottosegretario generale e coordinatrice per gli aiuti di emergenza dell’ONU Valerie Amos, in visita nei giorni scorsi in Darfur.

Soltanto nell’area fuori El Fasher, vivono nelle tende circa 18 mila rifugiati mentre le agenzie umanitarie riescono a fatica a prestare soccorso ai circa 1 milione e 400 mila stipati nei campi profughi a corto di cibo e senza un adeguato accesso ai servizi igienici di base e all’istruzione. A ostacolare la distribuzione di beni e rifornimenti sarebbero non solo i gruppi ribelli ma anche “una seria crisi di finanziamenti”.

Nel mese di aprile i Paesi donatori avrebbero promesso circa 3,6 miliardi di dollari per la ricostruzione, la metà di quanto richiesto dalle associazioni umanitarie. Non solo. L’Onu sta cercando di portare aiuti nei due Stati del South Kordofan e del Blue Nile, al confine tra Sudan e Sud Sudan, dove l’esercito sudanese è impegnato in operazioni militari contro i combattenti del Sudan People’s Liberation Movement-North (SPLM-North) che si sono sempre schierati con il Sud Sudan e contro Khartoum durante decenni di conflitto civile. Entrambi gli Stati dipendono dal governo del Sudan da cui il Sud Sudan si è staccato nel 2011 in seguito a un referendum secessionista e a un accordo di pace che ha messo fine alla guerra civile.

Nel mese di agosto 2012, le Nazioni Unite hanno aiutato a mediare un accordo tra Khartoum e il SPLM-North per consentire i rifornimenti di aiuti alimentari attraverso suolo sudanese nelle aree controllate dai ribelli in entrambi gli stati. Ma mentre in passato l’ONU ha sempre accusato il Sudan di vietare l’accesso agli operatori umanitari, questa volta al centro delle forti critiche della Amos sono gli insorti del SPLM-North e del Sudan Revolutionary Front (SRF), un alleanza di ribelli della regione occidentale e delle zone meridionali del Darfur, i quali avrebbero chiesto che gli aiuti transitino attraverso confini internazionali, via Etiopia o Sud Sudan ma non attraverso i confini tra Sudan e Sud Sudan.

“Il governo del Sudan ha detto molto chiaramente che è impegnato alla realizzazione di tale accordo. Quello che il SPLM-Nord ora sta dicendo è che non permetterà alle Nazioni Unite di attraversare i confini tra le aree controllate dal governo e quelle in mano al SPLM-Nord per consegnare i rifornimenti” ha detto la Amos dopo l’incontro con il presidente Omar Hassan Al-Bashir a Khartoum. Lo stesso Bashir incriminato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e genocidio proprio in Darfur.

da tavoladellapace.it 


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