Subito gli Stati generali contro la violenza sulle donne. Subito perché è già tardi, perché troppe donne e ragazze sono morte. Centoventisette nel 2012, venticinque dall’inizio dell’anno. E poi gli insulti e le minacce ad alte cariche dello Stato in quanto donne. Bisogna fermare la strage. Bisogna fermare l’odio e la discriminazione, perché questa violenza passa anche attraverso gli insulti, che danno voce a chi non tollera donne che non siano sottomesse. Bisogna avere il coraggio di guardare la realtà in faccia e a chiamarla per nome.
Ci sono volute delle donne nei posti di potere per sollevare il velo del silenzio e dell’ipocrisia, per dire ad alta voce che il sessismo c’è eccome in Italia, che non si può lasciar scivolare via quel che è successo e quel succede tutti i giorni nel nostro paese. Non è un problema di criminalità. È una questione politica. È una questione di democrazia e di convivenza civile, di diritti e di rispetto. È figlio di una cultura che fatica a cambiare.
Dopo la denuncia forte della presidente della Camera Laura Boldrini, la ministra Josefa Idem ha annunciato la creazione di Una “task force” che coinvolga almeno sei ministeri, tutti attorno a un tavolo per trovare il modo migliore di mettere un freno a un fenomeno, quello della violenza sulle donne, che ormai è diventato dilagante. Un passo importante, se verrà realizzato. Ma non basta.
Bisogna avere il coraggio dei tempi lunghi, investendo sulle bambine e sui bambini, sulle ragazze e sui ragazzi, sulle donne e sugli uomini, sui media che veicolano un’immagine della donna ridotta a corpo-oggetto, sul mondo della pubblicità. Bisogna imparare a guardare, a riconoscere, a non lasciar correre, a non sottovalutare, a non tollerare. Bisogna tornare a indignarsi e ad alzare la voce. In ogni luogo: in famiglia, sul lavoro, nelle strade e nelle piazze, nelle scuole, nelle discoteche. Allora subito gli Stati generali contro la violenza sulle donne perché tutti devono essere coinvolti e subito uno sguardo e un atteggiamento diverso sul mondo femminile. Da parte degli uomini e delle donne.
Si può cominciare con una firma sotto l’appello di “Ferite a morte” per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne.