Aria di svolta per l’opposizione iraniana. Se scende in campo, come sembra, Rafsanjani, salta il boicottaggio delle prossime presidenziali. Voto pulito? Improbabile.
di Ali Izadi
A un mese dalle elezioni presidenziali iraniane ecco la grande virata. L’ayatolllah Rafsanjani, il grande conservatore che si è trovato con due figli incarcerati dal regime senza alcun motivo plausibile, dopo aver detto e ripetuto che il regime iraniano è finito in un vicolo cieco cambia rotta e pensa di candidarsi.
E’ difficile credere che un uomo astuto, importante e ferito come Rafsanjani abbia preso in seria considerazione una decisione del genere senza incontrarsi personalmente con l’ayatollah Khamaney, quello che sa benissimo essere il vero tiranno. Probabile che Khameney, che da parte sua sa benissimo quanto il suo regime rischi, lo abbia incoraggiato a candidarsi, come “riformista moderato” Rafsanjani oggi serve, e tantissimo, al regime. Non tanto da farlo eleggere Presidente della Repubblica, ma abbastanza da farlo entrare nel ristretto numero dei candidati “ammessi”, perché così i seggi si riempirebbero di elettori, tornerebbero le file ai seggi, e Khameney potrebbe ripetere al mondo la grande menzogna: “questa è la prova che gli iraniani amiamo il regime.”
Inoltre la candidatura di Rafsanjani aiuterebbe il regime a far passare in ombra il “caso Ahmadimejad”, che ha mandato su tutte le furie il regime facendo candidare il suo consuocero, Masha’i. Un tentativo che Khameney ha preso come un affronto. Il gelo con Ahmadinejad è assoluto, e Rafsanjani può tornare utile anche a far inabissare il caso agli occhi della popolazione.
Certo Rafsanjani non si presta a candidarsi per fare un piacere all’aguzzino dei suoi figli. Gioca la sua partita, penserà di avere al suo arco le frecce giuste per vincerla pure, questa partita. Ma difficilmente Khamaney e i suoi lo lasceranno arrivare alla Presidenza. La sua strada per molti potrebbe essere simile a quella che fu di Mussavi e Karrubi, i candidati alle ultime presidenziali truccate.
Qualunque cosa si siano detti Rafsanjani e Khameney, un fatto è certo. Per il tiranno la candidatura del grande rivale serve a far andare la gente ai seggi, e vendere al mondo un consenso che non c’è: trasformare il voto di chi lo detesta nella prova che il popolo lo ama ancora. E poi magari vincere, con i soliti brogli.
Difficile che Rafsanjani, per quanto sia il più astuto di tutti, abbia un piano capace di sconfiggere il disegno del regime. Ma quella del boicottaggio, vista dai leader dell’opposizione, era un’opzione nobile, giusta, ma che non sfondava. Per tanti motivi, inclusa la disperazione, E allora Rafsanjani…
Da ilmondodiannibale.it