Cambiare registro? E’ una tentazione fortissima. Forse la sola via d’uscita sta nel parlar bene di qualcuno. Un esile ma intrigante filo a cui aggrapparsi…
“Il giornalismo è dire qualcosa che qualcuno non vuole che si dica”. Forse è così. Ma poi, dopo tanti anni, dopo tanti errori, tante illusioni, tante contraddizioni, ti ricordi solo delle aggressioni. E le intemerate…. E allora leggi di insulti, di giudizi, giudizi, giudizi sommari. I fatti si fanno sempre più rari, i racconti più rari dei fatti. Restano le aggressioni, il “contrismo”. Contro cosa? Contro chi?
Il mestiere sarebbe quello di raccontare, di vedere e raccontare. A cominciare da quel che qualcuno non vuole. Anche noi? Anche quel che noi, intendo dire , non vogliamo che si racconti, che si dica? Esisterà anche questo, o no? Siamo sinceri….
Siamo qui, naviganti di poche energie e qualche certezza. La certezza che valga la pena di gettare uno sguardo sulle religioni in modo sincero, laico, distaccato, sempre rispettoso, mai servile. Siamo anche qui per ospitare qualche spunto sul questo mediterraneo tormentato, offeso, convinti che anche uccidere un arabo non sia carino. Per molti sembra che non sia così. Strano, no?
Siamo qui anche per dire qualcosina sull’Africa, della quale pare proprio non si debba parlare, e poi sull’Europa e, se proprio si deve, su questa nostra Italia. Abbastanza sommessamente ci pare. Ma il mare di urla, di insulti, di rancore, di indici puntati, giudicanti, sempre contro, sommerge tutto. Urla, volgarità, attacchi, accuse, aggressioni: in un web di Torquermada chi ha paura del giorno in cui Torquemada gli dirà “e tu?” si sente a disagio.
Ecco allora l’idea un po’ buonista, un po’ melliflua, ma bellissima. Troviamo il modo di parlare bene di qualcuno. Facendone nome e cognome, magari. Di un italiano che da anni non insulta chi gli capita a portata di mano, di un siriano che cerca di ricostruire quel che è capitato ai suoi cari, inghiottiti nel buio di patrie, nazionaliste, anti imperialiste galere; di un prete, (oggi si potrebbe parlare di don Andrea Gallo o di don Puglisi) o di un imam (ne è passato in questi giorni uno in Italia che si impegna per liberare migranti che vengono sequestrati per ottenere riscatti dalle famiglie d’origine). Ma la storia di quel che fa per questi disgraziati dovrebbe essere solo accennata, sarebbe bello parlare di lui: che tipo di religioso è? Che studi ha fatto? O di un migrante, che vive qui, a due passi da me. Vuoi vedere che…
Ecco, sarà insulso buonismo, ma almeno ci consentirà di non parlare di Silvio. Grillo, Travaglio, etc.