Quasi 35 anni fa veniva ammazzato dalla mafia, a Cinisi, Peppino Impastato, un giovane uomo che aveva fatto della lotta senza quartiere contro le mafie la sua ragione di vita. Non si era limitato a generiche invettive, ma aveva trasformato il suo microfono , quello di Radio Aut, in un megafono dal quale ripetere ossessivamente quei nomi e quei fatti che dovevano restare oscuri ed oscurati, politicamente e mediaticamente. Tra qualche giorno a Cinisi, e non solo, si svolgeranno iniziative per ricordare il suo impegno e il suo sacrificio. Eppure il suo nome continua a disturbare, a dare fastidio agli intolleranti di ogni natura e colore, a chi non ha mai digerito le sue batta glie per la Costituzione, per la legalitá, contro le mafie, ma anche contro i fascismi della sua stagione. Così a Tivoli una mano anonima ha sfregiato il monumento a lui dedicato, ha inneggiato ai ” Camerati uccisi dall’antifascismo”, individuando in Peppino un simbolo di queste lotte. La città ha reagito in modo compatto, il monumento sarà ripulito, ma persino questo gesto postumo di odio é un grande riconoscimento alla forza morale e politica di Peppino Impastato, uno che continua a dare fastidio anche da morto. Non ci sembra poca cosa di fronte al l’esempio di tanti che non non sono mai riusciti a dare fastidio ad una cosca neppure da vivi! A chi non vuole dimenticare suggeriamo, infine, di sostenere la petizione per salvare il casolare nel quale fu trucidato Peppino, diventato uno dei luoghi simbolici della battaglia contro le mafie, luogo di laico pellegrinaggio per tanti italiani.
FIRMA LA PETIZIONE DI CHANGE.ORG
Quelle pietre debbono restare affinché come scrisse Peppino nessuno possa dimenticare che : ” La mafia uccide, il silenzio pure “.