“Siamo fuggiti da Duru, al confine con il Sud Sudan. I ribelli sono arrivati a casa ma non sono riusciti a catturami. Invece hanno preso mia figlia. L’abbiamo ritrovata solo due anni dopo. Ora sta bene: studia. Ma quando l’abbiamo ritrovata aveva problemi mentali. “ La fuga di Joseph dai ribelli è come quella di migliaia di altri profughi che vivono nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) . In particolare nel Nord Est del Paese c’è una forte instabilità a causa delle atrocità commesse da vari movimenti di ribelli. Proprio nel Nord Est c’è un progetto idrico e sanitario finanziato dalla Commissione Europea (ECHO :ufficio umanitario della Commissione Europea ) e realizzato dal Cesvi – l’ organizzazione umanitaria di Bergamo per la Cooperazione e Sviluppo . Ora 39 pozzi danno
acqua potabile a 12 mila persone . Prima dell’arrivo degli italiani, bambini e adulti bevevano dalle pozzanghere, ora ci sono anche le latrine.
Dopo l’emergenza è fondamentale il raccordo con le organizzazioni non governative locali per accompagnare il Paese nella fase di transizione
aiutando la gente dei villaggi ad essere autonoma anche nelle buone pratiche d’igiene. A Tg1/Fa’ la cosa giusta, a cura di Giovanna Rossiello, il reportage di
Giuseppe Solinas e Paolo Carpi in Congo , poi in studio Elena Penco, coordinatrice dei progetti Cesvi in Congo.
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