Accade che qualche giorno orsono io sia stato invitato dall’amico e collega Lorenzo Trombetta, corrispondente dell’Ansa da Beirut, a moderare un dibattito-presentazione del suo nuovo libro sulla Siria. Dico nuovo non solo perché uscito da poco, per i tipi della Mondadori, ma anche perché Lorenzo, giornalista-ricercatore o forse ricercatore-giornalista, sulla Siria ne aveva già scritto un altro di libro . E’ stata l’occasione per ascoltarlo, e “stimolare” i relatori, il collega Saad Kiwan, libanese con lunghi e appassionati trascorsi italiani, e Lucio Caracciolo, il direttore di Limes che in Lorenzo Trombetta ha creduto da anni, quando lo ha lanciato giovanissimo nel panorama degli esperti di geopolitica italiani. E anche i molti presenti che hanno voluto dire la loro, o porre domande.
In sala c’era un signore che somigliava davvero tanto ad Amedeo Ricucci, il collega che recentemente è stato “fermato” qualche giorno proprio in Siria. L’ho guardato a lungo, ma Ricucci in sala ad un dibattito sulla Siria… Il paese dove è stato protagonista, involontario ma anche volontario perché non aveva rinunciato all’idea di raccontarci quel che avrebbe potuto, suvvia… Sarebbe venuto a presentarsi, a salutare… E così il dibattito è proseguito e io seguitando a sbirciare verso quell’uomo coi capelli neri neri e gli occhi vividi ho seguitato a pilotare, tra inciampi, stimoli e divertimenti….
Alla fine con Lorenzo, Saad e qualche altro amico ci siamo organizzati per ritrovarci al ristorante. C’era anche lui, quel signore che tanto somigliava ad Amedeo Ricucci. Ci siamo seduti vicini, scherzando con affabilità e, lui, con convivialità. Poi un’amica mi ha detto: ma l’ha riconosciuto Amedeo? Pensate una roba del genere con qualche altro, che si senta più divo che giornalista, a differenza di Ricucci…