Un rapporto incompetente e irricevibile, frutto di un lavoro sordo e cieco. È senza appello la bocciatura del Documento programmatico sui CIE del Ministero dell’Interno da parte della campagna LasciateCIEntrare. Bocciato per il metodo. “Il rapporto – dice Gabriella Guido, coordinatrice della Campagna – è stato realizzato da un gruppo di lavoro composto esclusivamente da funzionari del Ministero dell’Interno che hanno lavorato in assoluta segretezza, del tutto impermeabili alle pur rilevanti analisi e proposte avanzate da più parti sul tema”. Un modo di lavorare ben diverso da quello della commissione De Mistura del 2006, composta sia da membri ministeriali che da appartenenti all’associazionismo. Bocciato nel merito. Le uniche proposte vanno nella direzione di una maggiore repressione che si aggiunge così alla detenzione amministrativa, cioè a una risposta di per sé repressiva di un problema sociale. Si parla, ad esempio, di isolamento e reparti speciali per persone di “indole violenta” per fare fronte ai disordini, che nella maggior parte dei casi – lo ricordiamo – scoppiano per chiedere diritti e rispetto della dignità. Bocciato per gli obiettivi. Ridurre i costi, alleviare le difficoltà di gestione sono le finalità di questo rapporto. I diritti dei cittadini che scontano una detenzione meramente amministrativa a causa della sola condizione di irregolarità non sono considerati, come nessuna attenzione è rivolta alle categorie più vulnerabili, come le donne vittime di tratta. E il presupposto chiaro è che dei CIE non si possa fare a meno. Per questo la Campagna LasciateCIEntrare chiede che il Ministero dell’Interno e le istituzioni governative e parlamentari non tengano conto del Documento programmatico sui CIE, che – dicono – manifesta la totale ignoranza delle effettive criticità della detenzione amministrativa e chiedono che venga istituita una conferenza nazionale che coinvolga le associazioni, le commissioni parlamentari, i partiti per lavorare a un programma serio e concreto di superamento dei CIE e di una modifica radicale della legge sull’immigrazione.