BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La breccia aperta ai funerali di don Gallo

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La lunga esistenza di don Andrea Gallo è stata un’immensa grande vibrazione di passioni e indignazioni. Il suo funerale, l’ultimo capitolo di questo straordinario romanzo, non poteva che caratterizzarsi nella stessa maniera. Tra i tanti, vari fatti, delle due ore di sabato mattina ha molto colpito la contestazione a Bagnasco per la sua “rivisitazione” del rapporto tra Siri e don Andrea. Immediatamente, come spesso accade in queste occasioni, ci si è divisi tra chi ha considerato il gesto inopportuno e sgradevole e chi invece ha “tifato” per la contestazione. Ma questo schierarsi non basta (per la cronaca, ovviamente, il sottoscritto si annovera tra i secondi…), non è sufficiente e non renderebbe giustizia a quanto accaduto sabato mattina e alle rivoluzionarie brecce apertesi.

Proprio a partire dall’episodio in questione. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, tra i massimi esponenti del Potere clericale in Italia, non è riuscito a difendere un suo predecessore, un suo maestro. Ha addirittura provato vergogna per quanto Siri ha fatto nel 1970, cacciando don Andrea dalla Parrocchia del Carmine. Una vergogna così grande da portarlo a raccontare una versione di quanto accadde a dir poco non aderente alla realtà dei fatti. Ma l’assemblea, quel che per la Chiesa Cattolica dovrebbe rappresentare il “Popolo di Dio” ed essere la vita stessa della Chiesa, ha rifiutato tale tentativo di giustificare, di nascondere la vergogna.

Il Potente si è trovato senza Potere. E l’intervento di Lilli, una delle persone che più è stata vicina a don Gallo e che è considerata una delle voci più autorevoli della Comunità, ha definitivamente sancito questo crollo. Lilli è la voce della Comunità, è la voce delle trans, delle prostitute, dei tossici, dei barboni, degli ultimi e degli emarginati che spesso quel Potere non vede (o non vuol vedere) o condanna senz’appello.

Il Potere reso impotente ha dovuto accettare di farsi difendere dalla voce di chi non riconosce come persona, di coloro che non considera minimamente o scaccia. E’ la dimostrazione della forza della rivoluzione del Gallo, il compimento di tutta una storica battaglia. Sull’altare di quella chiesa, dalla quale il giovane don Gallo fu scacciato per le sue omelie troppo libertarie, troppo innamorate di coloro che vengono scacciati e allontanati, son salite (applaudite commosse, apprezzate dal “popolo di Dio”) proprio quelle persone. E il Potere le ha dovute riconoscere, ha dovuto loro restituire quella dignità e voce che ha da sempre considerato disumanamente delle minacce a sé stesso.

Ma l’unica vera minaccia, in quella mattina di pioggia, è venuto proprio da sé stesso, dalla vergogna dei propri atti, dal tentativo di nascondersi e che invece l’ha disvelato plasticamente.  Alexander Langer invitava, lì dove i muri e i “fronti compatti” rinchiudevano l’umanità, ad essere disertori della gabbia. Per incontrare disertori dell’altra parte e insieme costruire ponti. Don Andrea Gallo tutta la vita ha disertato ogni gabbia, ha disarticolato e distrutto ogni muro. E nella sua diserzione dalle “verità”(che verità non sono, come si è mostrato al suo funerale) del Potere ha incontrato l’umanità più vera, più autentica, ha vibrato di passione e sentimento insieme agli ultimi, agli emarginati, ai condannati e schiacciati dal Potere.

Disertando le “verità” ha incontrato gli unici veri portatori di verità autentica. In questi nostri tempi tristi e di grandi crisi spesso corriamo il rischio di inseguire l’attualità, di rincorrere emergenze, ingiustizie, battaglie, lotte. Rischiamo di diventare dei robot della militanza. Ma, nell’assoluta necessità di soddisfare le esigenze del momento, non dobbiamo perder di vista l’essenziale invisibile agli occhi. Quell’essenziale invisibile che sabato si è mostrato in tutta la sua dirompenza. Angelo Frammartino, il giovane italiano assassinato durante il suo impegno per la causa palestinese, tra i suoi scritti ci ha lasciato una frase che non dovremmo dimenticare mai: “Dobbiamo imparare ogni giorno ad amare daccapo”. Alla fine di tutto, al capitolo finale dalla nostra esistenza, come è accaduto con il commiato a don Andrea, rimarrà e conterà soltanto l’Amore che avremo dato, l’Amore che saremo stati capaci di esprimere, l’Amore che abbiamo ostacolato o tentato di impedire, la capacità di vibrare e di riconoscere l’Amore, viverlo e farlo vivere. Non esiste Amore che minaccia Amore, non esiste Amore che non merita dignità. Qualunque sia la nostra natura, qualunque sia la nostra inclinazione, scelta, vita. “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. E’ stato lo slogan riportato sulle magliette dalla Comunità di don Gallo sabato, è il lascito profondo del Gallo. Le gabbie sono state abbattute, una breccia immensa si è aperta. Non lasciamola richiudere dal Potere che sabato ha subito lo scacco più dirompente.

*Associazione Antimafie Rita Atria


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