A ognuno il suo Letta. No, nessun riferimento allo zio. Enrico Letta, già numero due di Bersani e oggi a capo del governo con vice Alfano, ha concesso ieri un’intervista a Fabio Fazio e i giornali in edicola ne scelgono ciascuno una frase per il loro titolo “in prima”.
Il Corriere, entusiasta, riprende la promessa finale: “Niente tagli a cultura e ricerca”. Altrimenti “Mi dimetterei”. Si potrebbe obiettare che ricerca e cultura andrebbero piuttosto rifinanziate, visto i tagli selvaggi già effettuati. E tuttavia l’impegno del Presidente del Consiglio è di quelli da non far cadere. Squilli di tromba anche su La Stampa. “Letta: giù le tasse sul lavoro”. Qui si stratta in verità di una intenzione, lodevole, che corregge l’impegno immediato a esaudire la promessa Berlusconi. Ecco che La Repubblica spiega: “IMU sospesa, giù le tasse sul lavoro”
E Il Giornale? Prima pagina di lotta e di governo. “Stop ai tassatori” Nell’articolo si apprezza l’annuncio della sospensione per decreto della rata di giugno (insieme al rifinanziamento della cassa in deroga, ha detto Letta) ma poi si auspica l’abolizione e magari il rimborso dell’IMU. Ma il quotidiano diretto da Sallusti ci regala anche una foto del ministro Kyenge, per un articolo (razzista) di Magdi Cristiano Allam. “Non si sente tutta italiana, però vuole tutti italiani”. Inconsapevole (?) recupero dell’odio contro gli Ebrei, i quali pretendono di essere “popolo” ma anche cittadini italiani o tedeschi!
Su questo, però, fatemi dire subito. La Kyenge presenterà subito un disegno di legge sullo ius soli. Chi nasce in Italia sia italiano! È ministro di Letta e, su questo, dovrebbe avere pure l’appoggio di Napolitano. Approviamolo subito. Pd, Scelta Civica, Movimento 5 Stelle. E vediamo l’effetto che fa. Così come non lascerei cadere l’offerta del Capo Gruppo penta stellato Crimi. Da La Stampa: “Taglio della tassa sulla casa per i più poveri”. Se la riforma dell’IMU è prioritaria, bene, facciamone occasione per dar sollievo a chi più soffre.
Come non lascerei cadere il tema della legge elettorale. Per cambiarla, basta una legge ordinaria – ha detto il presidente del Consiglio. Magari risuscitando – ha aggiunto – la vecchia legge, che prevedeva i collegi e un rapporto diretto tra parte degli eletti e i loro elettori. Proposte per una siffatta abrogazione sono state già depositate e in Parlamento, né mancano i numeri per approvare. Se si facesse, tutto quel menare il can per l’aia, con ricatti e barricate, che si sta facendo intorno alla Convenzione si ridurrebbe a rumore di fondo, meno fastidioso e pericoloso.
Intendiamoci, l’intervista a “che tempo che fa”, sottoposta a un esame meno superficiale, rivela contraddizioni e omissioni. Letta non dice dove troverà i 6 miliardi necessari per i primi interventi d’emergenza. “Spero di non aumentare l’Iva”. Ci mancherebbe! Flou sul viaggio in Europa e le risposte “incoraggianti” che avrebbe avuto. Conflitto di interessi abbonato assente. Sulle mafie palla in angolo. Non è il mio governo, questo lo sapevo. Tuttavia chi credeva che con Letta a Palazzo Chigi sarebbe morta la sinistra avrebbe perso la possibilità di far politica in Parlamento, beh sbagliava. C’è molto da fare. Possiamo (e dobbiamo) inserirci negli spazi che il governonon più delle “larghe intese”, ma delle “ampie divisioni”, ci spalanca davanti. Ius soli, via il porcellum, niente tassa sulla casa per i poveri! Che fa, Berlusconi toglie la spina?
Quanto al Pd, ho già detto (bene) di Cuperlo. Ma il problema resta politico. Si vuol costruire un partito vero, come dice Bersani? Allora si cominci da un’analisi spietata di quel che è successo negli ultimi mesi, come si è passati da una promessa elettorale ai suo opposto. Dando così la possibilità ai “soggetti” (vecchi iscritti, meno chi se ne è andato, più qualcuno che arriva ora) del “nuovo soggetto” di capire, discutere, decidere. Se no non si tratterebbe di “partito” ma di semplice apparato burocratico al servizio di un patto tra le correnti al vertice.