Avenue Bourghiba è la strada principale di Tunisi, che attraversa tutta la città. Il primo maggio c’è stata un’imponente manifestazione dei lavoratori alla quale ha partecipato anche il movimento “Femen”. Nel gruppo non è stato facile riconoscere quella che è diventata il simbolo della protesta: Amina Tyler, la ragazza accusata di blasfemia per essersi mostrata pubblicamente a seno nudo contro gli attacchi alla condizione femminile. Capelli cortissimi e biondi, dopo essere sparita per settimane ha riproposto la provocazione mostrandosi ancora a seno nudo con una scritta inequivocabile contro le “lezioni della morale”. Non solo. Stavolta ha anche urlato, accusando gli esponenti del Congresso della Repubblica, partito della maggioranza di cui fa parte il presidente Moncef Marzouki, di badare solo ai loro interessi e non a quelli del popolo. Mentre era in corso la manifestazione, Amina si è lanciata come una furia dentro il corteo, spogliandosi e lanciando accuse. La polizia ha faticato molto per fermarla. Una protesta chiassosa, frenata appunto dalla polizia che, senza ricorrere alla forza, l’ha riaccompagnata oltre le transenne metalliche poste lungo il viale, dove la ragazza è stata accolta da qualche timido applauso, ma, soprattutto, dallo scherno dei presenti.
Con la nuova provocazione la liceale ha voluto evidentemente ribadire che intende portare avanti anche da sola la sua battaglia, che ha raccolto consensi, in Tunisia e fuori, ma anche molte critiche, spesso tracimate negli insulti o peggio nelle minacce venute soprattutto dagli ambienti del fondamentalismo islamico. È tuttora un mistero dove ora lei si trovi, così come dove sia stata in queste settimane, dopo essere scappata da casa dicendo che la famiglia le stava facendo il lavaggio del cervello per convincerla a smettere. Amina, in un’intervista fatta proprio al sito di Femen, ha anche detto d’essere stata sequestrata, sotto gli occhi dei suoi amici, da uno zio e da un cugino e anche di essere stata picchiata per quello che aveva fatto. Una tesi negata dalla madre che, nel denunciarne a sua volta la scomparsa, aveva rivelato che la figlia è da anni sotto terapia psichiatrica, anche per evitare che possa farsi del male. Ma anche quando non ha fatto apparizioni pubbliche, la ragazza non ha smesso di servirsi della Rete per spiegare i perchè della sua campagna con cui, dice, vuole difendere il diritto delle donne di disporre del loro corpo come vogliono.