Nonostante appelli, articoli, lettere, il Parlamento Italiano non è stato in grado ad un anno dal sisma dell’Emilia, di modificare la legge 1124 del 30 Giugno 1965, cioè il Testo Unico che regola i risarcimenti Inail per gli infortuni e le morti sul lavoro.
Una legge vecchia di quasi 50 anni. Ma quanto si vuole aspettare ancora a cambiarla???
Altri 50 anni, forse? 1936,80 euro di risarcimento una tantum (come rimborso spese funerarie) per la morte di un operaio, sono un elemosina, una vergogna inaudita!
Un anno fa (il 1 Agosto 2012), avevo scritto una petizione, pubblicata da Articolo 21:
e rilanciata dal blogger Claudio Messora:
http://www.youtube.com/watch?v=67tHtLeKrc8
Una petizione che tra adesioni online e per email è arrivata a 5 mila firme.
A regola non sono bastate per convincere il Parlamento a modificare il TU 1124/65.
L’articolo 85 del Testo unico 1124/1965, prevede infatti che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento.
Tradotto, non hanno diritto alla rendita, ad esempio quei genitori delle vittime del lavoro che non risulti ricevessero contributi al mantenimento, dal loro caro ammazzato dall’insicurezza nei luoghi di lavoro.
Nessun risarcimento per chi ad esempio ha visto il proprio figlio sfiancarsi per mantenere il proprio posto di lavoro precario, umiliarsi con il proprio “padrone” per non rischiare di perdere il lavoro, ed infine essere ucciso da quello stesso lavoro che non voleva o non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire.
Si tratta di una vergogna che non può continuare ad esistere.
Come un’altra vergogna è il tesoretto Inail, cioè quello formato dagli avanzi di bilancio annuale dell’Inail, che è arrivato alla cifra di ben 18,5 miliardi di euro.
Questi soldi sono depositati presso un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato, ed invece di essere utilizzati per aumentare le rendite da fame agli invalidi del lavoro e ai familiari delle vittime del lavoro, vengono utilizzati dallo Stato Italiano per ripianare i debiti: E’ UNO SCANDALO!!!
Per favore, modificate questa legge, è importante.
Spero che qualcuno in Parlamento raccoglierà il mio appello, che si aggiunge a quello di Bruno Cavicchi, il cui figlio Nicola è morto sul lavoro nel terremoto del 20 Maggio 2012.
Perchè la vita di un operaio, non venga più valutata solo euro 1936,80 euro: un’elemosina del genere è un insulto alla dignità umana!
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze
Il figlio ucciso dal terremoto «Una vita risarcita con 1.900 euro»
FERRARA
«I CAPANNONI si ricostruiscono. Le vite umane no». È il commento amaro di chi quel maledetto 20 maggio a causa della furia della terra ha perso un figlio. E lo ha perduto come non dovrebbe mai succedere: sul posto di lavoro. Bruno Cavicchi è il padre di Nicola Cavicchi, …
FERRARA
«I CAPANNONI si ricostruiscono. Le vite umane no». È il commento amaro di chi quel maledetto 20 maggio a causa della furia della terra ha perso un figlio. E lo ha perduto come non dovrebbe mai succedere: sul posto di lavoro. Bruno Cavicchi è il padre di Nicola Cavicchi (nella foto), 35 anni, morto alle 4.05 sotto le macerie dello stabilimento delle Ceramiche Sant’Agostino, mentre sostituiva un collega in malattia. Al dolore per la perdita del figlio, Cavicchi ha dovuto poi vedere aggiungersi la beffa del risarcimento Inail, per il quale la vita del suo Nicola valeva solo 1.900 euro. Neanche abbastanza per coprire le spese del funerale. Un dolore doppio, sul quale anche ieri, a un anno dal terremoto, Cavicchi ha cercato di accendere i riflettori consegnando una lettera al presidente della Camera Laura Boldrini in visita a Ferrara.
Cavicchi, con che spirito partecipa alle celebrazioni per l’anniversario del terremoto?
«Il morale è basso. Vado solo perchè sono stato invitato. Mia moglie invece non se l’è sentita di venire».
Da genitore di una delle vittime del sisma, cosa si sente di chiedere alle istituzioni?
«Più attenzione per chi a causa del terremoto ha perso la vita. Per un anno non si è fatto altro che parlare di ricostruzione, ma in pochi si sono ricordati delle vittime. I fabbricati possono rinascere, ma le vittime no».
Lei poi ha subito anche la beffa del risarcimento Inail.
«Sto portando avanti una battaglia contro questa normativa secondo la quale ai genitori delle vittime spetta poco o nulla. È vergognoso: ci siamo sentiti abbandonati. Io credo che si sarebbe potuto fare qualcosa di più».
Per questo ha scritto alla Boldrini?
«Sì. le ho portato una lettera che ho consegnato a un membro del suo staff. Ho allegato la normativa di legge sugli infortuni mortali sui luoghi di lavoro accompagnata da uno scritto nel quale chiedo un impegno ad adeguarla ai tempi moderni. Porto avanti questa battaglia non per me stesso, ma per tutti i lavoratori».
Cosa si aspetta?
«Ben poco. È un anno ormai che sento solo belle parole».
Portiamo le lancette indietro di un anno. Qual è il suo ricordo di Nicola?
«Aveva il turno di notte. Ci aveva salutati: ‘ciao mamma, ciao papà’. Poi non è più tornato. E ora sono rimasti in pochi a ricordarsi di lui e delle altre vittime».
Federico Malavasi
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2013/05/21/891737-figlio_ucciso_terremoto.shtml