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Il destino della lettura in Italia

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Mi è  capitato più volte, nei molti libri e articoli  sull’Italia e sulla sua storia che ho scritto negli ultimi anni, di sottolineare la contraddizione che più volte colpisce il viaggiatore che si avventura nella penisola. Preoccupato, e a volte a disagio, per le sacche di arretratezza non soltanto economica ma anche civile e culturale che gli accade di incontrare ma, nello stesso tempo, e più di una volta stupito per le eccellenze che gli vanno incontro. In molti campi diversi e certe volte dove meno uno se lo aspetta.E non pensando soltanto al passato ma anche al presente e forse al futuro.

La contraddizione ha attraversato a lungo la nostra storia in tempi anche lontani.Una delle maggiori è stata, di sicuro, quella  di aver raggiunto da quasi un millennio  la forma e le caratteristiche culturali di una nazione e, per molti secoli, non essere riusciti ad avere uno Stato legato alla nostra identità nazionale. Da quando l’obbiettivo è stato raggiunto negli anni sessanta del diciannovesimo secolo,il cammino degli italiani è stato di nuovo difficile e contraddittorio per ragioni che qui non è il caso di analizzare. Ma la maggior contraddizione da questo punto di vista è stata quella di procedere con difficoltà e lentezza notevoli sul piano dell’istruzione di massa e di conseguenza su quello della fruizione della cultura:a cominciare da quella fondamentale della lettura dei libri.

Forse pochi sanno che in Italia ci sono oggi duemiladuecentoventicinque case editrici ,molti di più di quelle che esistono in paesi europei che hanno livelli di istruzione migliori dei nostri.Noi siamo nell’organizzazione europea dell’OCSE che raggruppa 31 paesi quello che si colloca al ventinovesimo posto per l’istruzione media dei suoi abitanti ma nello stesso tempo abbiamo un numero più alto di case editrici. Il fatturato annuo  dell’editoria in Italia negli anni 2011 e 2012 è di tre miliardi e tre milioni di euro e il fatturato degli ebook(attività cui si è dato inizio da poco tempo) ha fatturato 12,6 milioni di euro nel 2011.

Ma nel 2012 la crisi economica generale del paese ha avuto effetti molto pesanti in campo editoriale giacchè la perdita di vendita nel 2012 ha registrato la perdita di quattro milioni di copie e l’anno precedente aveva registrato  la  vendita di  un milione e settecentomila di copie in meno.  Il calo produttivo del settore librario è stato del nove per cento nel 2011:ci sono stati 27mila titoli nei primi cinque mesi del 2012 contro i 29mila che c’erano stati nello stesso periodo del 2011.

E la crescita degli ebook, nei primi sei mesi del 2012, è stata del 59 per cento,cioè il segmento ha raddoppiato le vendite. Quali sono,nelle indagini fatte finora in questo campo,le cause della crisi,oltre quelle generali determinate dalla congiuntura generale che caratterizza in quegli ultimi due anni la società e l’economia italiana? Le risposte che vengono date dai gruppi di ricerca riguardano,oltre il livello deplorevole già indicato dell’istruzione media della popolazione,la scuola e l’insufficiente lavoro che viene svolto al riguardo dagli insegnanti;la distribuzione delle librerie nel paese che è disuguale sia all’interno delle regioni che tra Nord e Sud,tra Est e Ovest;e ancora il fatto che i quotidiani,i settimanali come i canali televisivi non hanno la capacità nè l’interesse a informare i loro lettori e spettatori sulla produzione editoriale che esce regolarmente nel nostro paese.

Le conseguenze di una situazione simile hanno un peso spesso sottovalutato dalle nostre classi dirigenti. In tempi nei quali conoscere il mondo e quello che si elabora culturalmente è diventata una qualità necessaria per governare ma anche per partecipare come cittadini responsabili alla vita pubblica,le nostre classi dirigenti si preoccupano molto poco di questi problemi nel reclutamento di chi deve lavorare nello Stato,nelle regioni e nei comuni o deve partecipare alla lotta politica e al governo a livello locale o nazionale.


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