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“Letta accelera” Corriere, no “frena” Repubblica. I titoli dei due grandi giornali oggi non valgono un euro, dicono solo che bisogna citare il premier!. Meglio La Stampa :”BCE taglia, tassi mai così bassi”. E Il Sole24 Ore: “Draghi, quarto taglio. Tasso allo 0.50”. La notizia è questa. Economist e WSJ fanno il contro canto: il Presidente della Banca Europea – scrivono- ha perso il controllo della leva finanziaria nei paesi del sud (e l’Italia, ohimè, ne fa parte). Il denaro non costa quasi nulla alle banche, ma i tassi per imprese e privati restano alti, l’erogazione del credito, insufficiente.
Paradosso divertente (ma per chi analizza, non per chi ne è stritolato). I signori del mercato hanno perso il controllo dei mercati. Ci vorrebbe un intervento diretto sul sistema finanziario, favorendo la nascita di banche “eque”, finanziate a costo zero, ma a condizione che possano provare di prestare a privati e a tassi sostenibili. Vade retro, è socialismo questo! Ancora, sarebbe opportuno che nei paesi del sud le grandi “opere di interesse europeo” (protezione del territorio, informatizzazione, riconversione delle attività produttive in senso eco sostenibile) fossero finanziate con denaro preso a prestito, rompendo la regola del pareggio di bilancio. Ma per questo sarebbe necessario che i paesi del nord si fidassero.
Quando a Berlino, Bruxelles e Parigi sentono che Enrico Letta deve onorare le promesse elettorali di Silvio Berlusconi, non si fidano. Parliamoci chiaro, la restituzione dell’IMU darebbe un po’ di fiato anche a famiglie in difficoltà, che correrebbero a spendere quei pochi euro in più. Ma l’effetto positivo sulla domanda interna durerebbe un attimo. Geniale, anche oggi, Altan immagina una risposta e disegna un signore con cappello e gilet che arringa un operaio : “Ci devono restituire l’IMU!” L’altro risponde lesto : “Propongo. La sua a me e la mia a Lei”. Proprio così, una redistribuzione (fiscale) del reddito sosterrebbe la domanda interna.
Se ne accorge pure Bonanni : “gli evasori in carcere”. Ma la pena detentiva (mi permetto di aggiungere) dovrebbe servire a farli pagare.E per questo sarebbe necessaria una vera riforma dell’amministrazione dello Stato, per disegnare una mappa affidabile della ricchezza e ottenere, poi, fedeltà fiscale in cambio della sospensione della pena. Non la vedo facile. Ma Letta si deve destreggiare tra richieste contrapposte. Mettiamola così : più soldi (meno tasse, è la stessa cosa) alla proprietà oppure più soldi al lavoro. Sapendo che i soldi sono pochi. E che ci vuole stabilità per convincere “i mercati” finanziare a tassi più ragionevoli il nostro debito pubblico.
Ecco che il Presidente del Consiglio stornerebbe volentieri le pretese del Caimano verso la famosa “Convenzione per le Riforme” Ma oggi anche Renzi (dopo D’Alema) avverte : no a una presidenza Berlusconi. Personalmente ritengo indispensabile che il Parlamento cancelli subito la legge elettorale “porcata”, abolendo il premio di maggioranza alla coalizione e ridando ai cittadini il diritto di scegliere i rappresentanti (tornando ai collegi o alle preferenze). Condizione indispensabile per ogni altra riforma
Intanto, come previsto, il dibattito sul futuro della sinistra si intreccia con quello sulla crisi del Pd. Un convegno a Roma con Rodotà, Civati, Crimi. Il Pd che cerca non un garante delle correnti in vista del congresso, ma un segretario che cerchi di ricostruire il luogo congressuale, cioè il partito. Cuperlo? E’ uomo capace di ascoltare, potrebbe far bene. E mentre il Fatto intervista Gotor, Ingroia liquida “Rivoluzione civile”, Vendola, se non capisco male, fa i conti con la bestialità di certe piazze e di troppi commenti in rete.
La faccio semplice. Questo sparatore di carabinieri è il dottor Jekyll berlusconiano che si trasforma in mister Hyde quando la barca non va. Disprezzo per la legge: pistola con matricola abrasa, spara alla divisa. Consumatore che, vittima del consumo, pretende che tutto salti. Avrebbe potuto sparare su di un immigrato di Rosarno. È violenza americana. Non parodia della lotta di classe ma patologia per la fine della lotta di classe.