Alla fine si torna alla casella di partenza. Guglielmo Epifani, socialista ed ex segretario della Cgil, sarà la voce del Partito Democratico fino al congresso. “Il Pd si affida a Epifani”, Corriere della sera. Si tratta di una persona per bene, che ha il merito di essere tra i pochi, insieme a Fassina e Franceschini, ad aver difeso Bersani quando chiese a senatori e deputati di votare Marini Presidente. Io non condivisi e votai contro, ma so apprezzare il coraggio della scelta (anche sbagliata). Può darsi che una parte del Pd trovi la soluzione Epifani non innovativa e di compromesso tra capi corrente. Ma non è tempo di mal di pancia. Chi ha una strada diversa da indicare, lo faccia.
Renzi si è accorto che i contorcimenti dei democratici stavano minando le sue possibilità di competere, un giorno, per la leadership. “Renzi. Il Pd si riprenda il governo”. E’ il titolo di prima pagina de La Repubblica. Riprendersi il governo vuol dire, nel caso in specie, indicare a Letta le priorità (lavoro, riduzione dei costi della politica), prepararsi con calma alle prossime elezioni, magari evitando al voto che Berlusconi stacchi la spina troppo presto, nel momento di maggior difficoltà per il Pd.
E la legge elettorale? Renzi, se ben capisco, vuole che prima si abolisca il Senato e il bicameralismo, solo dopo si decida il ritorno ai collegi uninominali previsti dal Mattarellum. Ma così si darà l’impressione di voler tirare a campare, visto che per abolire il Senato ci vuole una legge costituzionale. E si offrirà al Cavaliere la tentazione di andare al voto per la quarta volta con il “porcellum”, l’unica legge che gli consenta di sperare su di una vittoria piena. Non sono d’accordo.
Ma la domanda del Caffè di oggi deve essere un’altra. Dice Elle Kappa: “Bersani segretario! Adesso resta da capire di cosa”. Giovanni de Mauro, direttore di Internazionale, non ha più dubbi: “Il partito democratico non è più un partito di centro sinistra. Gli ultracorpi democristiani hanno avuto la meglio. Il Pd è ormai un partito moderato, saldamento ancorato al centro” Se si si guarda agli atti politici, la prudente e consociativa navigazione parlamentare, il sollievo con cui parecchi democratici hanno accolto “il governo di necessità” con l’avversario di un tempo, è difficile dargli torto.
Ma sul Fatto (dove non scrivono solo Torquemada narcisisti alla Travaglio!) Antonello Caporale osserva come il Pd resti “ l’unica formazione che ha luoghi in cui dibattere, ritrovarsi. È l’unica sigla politica che in ogni capoluogo abbia un indirizzo, dove bussare e qualcuno che apra. Ha ragazzi preparati, capaci, vogliosi di contribuire alla fatica, desiderosi soltanto di essere ascoltati”. In un paese che sembra frantumarsi, che delega e rogna, che si divide tra la speranza che Berlusconi si salvi e li salvi, e quella invece che Grillo li mandi tutti a casa, il Pd “dei luoghi dove discutere” sarebbe da tenere in conto. E’ quel che prova a fare Barca, iscrivendosi nel momento del maggior pericolo. E, nel mio piccolo,anch’io. Ieri, sono stato ad ascoltare i responsabili dei circoli di Palermo.
Marc Lazar, su Repubblica, ci spiega che la sinistra stenta in tutta Europa. Francia, Gran Bretagna, la stessa Spd è lontana, nei sondaggi, dai favori attribuiti alla Merkel. La ragione di questa crisi sta nella globalizzazione che si accelera (che decompone e svaluta il mondo del lavoro) mentre la sfera della politica e del governo nazionale continua a perdere di efficacia. Inoltre Marc suggerisce che la sinistra ha segretari (di condominio) Bersani, Hollande, invece che leader forti e sottolinea come la base popolare slitti sempre di più verso forme di protesta populiste.
Insomma è la sinistra tutta, da rifondare. Lo spazio di tale rifondazione è l’Europa. Il punto da cui partire, secondo Marc Lazar, è “la politica dell’uguaglianza”, di cui già parlava Norberto Bobbio. Aggiungerei (visto che in Italia subiamo da anni l’incesto tra ceto politico e stato arcaico-corporativo) anche dalle riflessioni di Barca sulla necessità di partiti che non si propongano solo e tanto di “estrarre” dalla società dirigenti pubblici.
Signori, il catalogo è questo. Se non ci si vuole rassegnare all’alternativa, nel quadro di un repubblica autoritaria e carismatica, tra Grillo e Berlusconi, bisogna che la sinistra si metta a discutere di politica, di Europa, delle forme della democrazia. Con Epifani, che da oggi sarà, probabilmente, segretario? Con Vendola e Rodotà, che nel pomeriggio parlano a Roma? Sì, anche con Barca, con Civati e tanti altri che non hanno ancora buttato la spugna.
Il resto è noia. “Piazza pulita”, titola Il Giornale. Figurarsi, la piazza di Brescia che vuol mondare con un atto di forza Berlusconi dai suoi peccati! Che pretende l’assoluzione in Cassazione per Mediaset, tenta di imbucare in un binario morto il processo di Napoli per la compravendita dei senatori e invita a linciare Ilda Boccassini. A proposito, Barbara Guerra ritratta sulle cene di Arcore. “Ho mentito, volevo i soldi”. C’è da chiedersi. Li ha avuti?