Verso febbraio è partito al liceo A. Pansini ( Na )il corso sulla legalità, con tema specifico “ beni confiscati alla camorra”. Al primo incontro è stato nostro ospite il magistrato Marco Del Gaudio, che ci ha parlato tecnicamente delle modalità della confisca dei beni alla camorra e del riuso sociale. Ci ha anche detto che l’importante è colpire le imprese mafiose, ma che la confisca dei beni ha un immenso valore simbolico: è lo Stato che trionfa su un illegale e violento “secondo Stato”, per cui dove c’erano camorra e illegalità deve intervenire la forza della legalità e si devono impegnare i cittadini. C’è il pericolo concreto che i beni tornino nelle mani della camorra tramite prestanome e che si debba ripartire dal punto di partenza. Una volta confiscati i beni , l’importante è che i cittadini se ne occupino e che, con l’impegno e non senza difficoltà, lo Stato vinca sull’illegalità. Ci è stato utile un documentario di “Libera contro le mafie”, un’associazione che si occupa della gestione dei beni confiscati alle mafie e del loro riuso sociale, in cui si parla della struttura delle organizzazioni criminali, di come i valori di un bambino cresciuto nella delinquenza siano profondamente distorti, fino a ritenere giusto l’ingiusto e viceversa, maturando una forte avversione per lo Stato. Abbiamo ricordato le vittime innocenti della camorra, quelle che “si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato” e abbiamo sottolineato la necessità che non esista più nessun “posto sbagliato”. E’ il caso di Silvia Ruotolo , uccisa da un colpo di pistola nella zona Arenella, o del musicista rumeno Petru Birlandeanedu, ucciso alla stazione di Montesanto, nell’indifferenza dei passanti. Ecco la cosa peggiore: fare finta di niente. L’atteggiamento che adotta la camorra è di dire “la camorra non esiste”. L’incontro con Carlo Verna, giornalista del TGR, ci ha fatto capire l’importanza dell’informazione nella lotta alla camorra. L’informazione non deve essere intimorita dai clan, ma deve denunciarne i crimini, deve essere coraggiosa , oggettiva e libera e aprire gli occhi ai cittadini. L’atteggiamento dei cittadini deve essere: io prendo atto dell’illegalità e ripristino con l’impegno la legalità. Abbiamo scoperto un fitto intreccio tra ceti sociali bassi e ceti sociali alti: la criminalità attecchisce dove c’è necessità di soldi, dove c’è ignoranza e disperazione, ma questi sono i gradini più bassi della piramide. La realtà è che sui gradini bassi si costruisce una piramide che ha il suo vertice nella politica: se la politica non traesse vantaggio dalle organizzazioni criminali, le combatterebbe con più forza. Lo stesso discorso vale per gli imprenditori: se gli imprenditori non traessero dei benefici dai commerci clandestini, le imprese mafiose non avrebbero sostegno. Abbiamo visitato “Le terre di don Peppino Diana” ( prete di Casal di Principe ammazzato dalla camorra per il suo impegno antimafia ) : prima era il luogo dove avvenivano le corse clandestine gestite dai Zaza, noto clan camorristico, ora è terra dello Stato e caseificio. Ora è un’azienda come tante altre, deve entrare nei giochi del mercato e della competizione, ma a differenza di altre aziende produce legalmente da un territorio che era consacrato all’illegalità. Ecco la portata simbolica e concreta della confisca dei beni alla camorra. Abbiamo girato un cortometraggio, a conclusione del corso: nella prima scena c’è un boss della camorra, nel video donna, con i suoi scagnozzi al seguito; poi la polizia che l’arresta e gli scagnozzi che fuggono, protetti dagli omertosi; allora vengono seminati “i semi della giustizia” sulla terra del boss; da proprietà privata di un criminale, il territorio diventa proprietà dello Stato: “dal letame nascono i fior”. Nel finale del cortometraggio si sente una canzone scritta da me, “Il secondo Stato”, arricchita dal coro, dal basso e da un piano: “Lo Stato c’è: abbi fiducia in lui. La paura verrà zittita dalla sete di giustizia: l’ordine ristabilito.” Dove c’erano disperazione e infelicità, ci sarà legalità e impegno: “l’allegria sta arrivando” ( campagna pubblicitaria contro Pinochet ) e la fiducia nel sistema, per quanto corrotto sia, deve sostenere il nostro sforzo per il miglioramento.
* Studentessa II B. liceo A. Pansini, Na.