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“Dal 1 gennaio 2008 ad oggi sono 3239 i morti sul lavoro. Fermiamo la strage”. Lettera al Ministro Giovannini

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Egr. Sig. Ministro Giovannini, sono Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. Sull’Unità di domenica 12 maggio, assieme alla citazione dei dati dell’Osservatorio, c’era una sua dichiarazione che diceva che ci sarebbe stata “tolleranza zero” su questo fenomeno. L’Osservatorio è diventato punto di riferimento nazionale per le “morti sul lavoro”,  si occupa di registrare e catalogare tutti i decessi ed è attivo dal 1° gennaio 2008, in ricordo e in omaggio alla tragica morte degli operai della Thyssenkrupp di Torino avvenuta poche settimane prima. Purtroppo da quella data non abbiamo registrato nessun miglioramento: d’allora i morti sono più o meno sempre gli stessi e questo anche perchè le statistiche ufficiali non registrano tutte le vittime come facciamo noi e mediamente sono oltre il 20% in più ogni anno. Ogni anno si parla di strabilianti cali delle morti mentre la realtà è tutt’altra. Questo succede perchè intere categorie di lavoratori e quelli “in nero” non vengono “conteggiati” come morti sul lavoro. Vengono “distribuite” a pioggia dallo Stato ingenti risorse che non raggiungono mai chi dovrebbe beneficiarne veramente.

Tra l’opinione pubblica c’è la convinzione che a morire siano soprattutto gli operai dell’industria, mentre in questa categoria si muore pochissimo: sono circa il 7% di tutte le morti sui luoghi di lavoro ogni anno e dove c’è un rappresentante della Sicurezza o la presenza del Sindacato (di qualsiasi sigla) le morti per infortuni sono praticamente inesistenti: a morire in questa categoria sono soprattutto lavoratori delle piccolissime aziende artigianali. La maggioranza dei morti sui LUOGHI DI LAVORO sono soprattutto agricoltori schiacciati dal trattore che guidano: oltre 600 da quando l’Osservatorio ha iniziato il monitoraggio, spesso gli agricoltori muoiono in tarda età guidando trattori senza protezione e molti di questi essendo già in pensione non sono considerati morti sul lavoro. Basterebbe poco per salvare tante vite, far dotare OBBLIGATORIAMENTE i trattori delle protezioni necessarie che impediscono al guidatore di essere sbalzato fuori in caso di manovra errata o di malore e di essere schiacciato dal mezzo e questo è molto facile in un paese come l’Italia che ha la maggioranza del territorio collinare, eventualmente incentivando la messa in sicurezza del mezzo. Anche le cinture di sicurezza sui trattori da rendere obbligatorie come sulle automobili aiuterebbero molto. A mio parere occorrerebbe anche avere il coraggio di sottoporre a vista medica d’idoneità alla guida ad una certa età chi guida questi mezzi pericolosissimi: conosciamo casi d’agricoltori usciti dall’ospedale per diabete che il giorno dopo si sono messi alla guida di questi autentici “mostri” rimanendo uccisi.

Anche nell’edilizia è la stessa cosa: muoiono gli operai nelle piccolissime aziende e spesso a perdere la vita è lo stesso artigiano, non indossando le protezioni necessarie. Le cadute dall’alto sono la principale causa di morte in questa categoria e nei servizi all’impresa, che non hanno gli stessi controlli che si fanno nelle aziende appaltatrici del lavoro. Moltissimi di questi lavoratori sono del sud o stranieri, anche al nord e nell’ Italia centrale, lavoratori che non conoscono minimamente i pericoli e la normativa inerente alla Sicurezza nel loro lavoro e i loro diritti sulla sicurezza del lavoro. Le grandi aziende edili danno spesso in appalto a piccolissime aziende il lavoro, non verificando neppure se a chi danno l’appalto dispone dei mezzi e delle strumentazioni necessarie per far lavorare questi lavoratori in sicurezza. La riforma Fornero inoltre peggiorerà col tempo la situazione. Non si può far continuare a lavorare delle persone di 68/70 anni in lavori pericolosi: ad una certa età non si ha più i riflessi pronti e spesso le artrosi e altri acciacchi rendono i movimenti lenti e insicuri.  Un altro aspetto importantissimo per i lavoratori che operano all’aperto quali agricoltori, edili, boscaioli, agenti di commercio, autotrasportatori,  itinere  ecc. sono le condizioni atmosferiche, praticamente hanno un impatto rilevante sulla maggioranza degli infortuni e delle morti sul lavoro. Come Osservatorio, formato ESCLUSIVAMENTE da volontari, ci avvaliamo di un sito di meteorologia (anche questo sempre su base volontaria) http://prevenzionemeteo.blogspot.it/ che elabora i nostri dati e fa le previsioni del tempo giornaliere in ogni provincia italiana con indicato il rischio infortuni. Il 2 aprile Previsionimeteo ci aveva mandato un allarme molto accorato. Ci scriveva che intorno al 10 d’aprile ci sarebbe stato una forte recrudescenza delle morti per i lavoratori chi operano all’aperto. L’Osservatorio mandò oltre un migliaia di mail per allarmare le categorie a rischio: mail mandate a testate giornalistiche a Istituzioni locali, regionali e nazionali, senza ottenere nessuna risposta. Purtroppo le previsioni del blog di meteorologia erano esatte, mentre dall’inizio del mese  fino all’otto aprile sono morti sui LUOGHI DI LAVORO “solo” sei lavoratori, dal 9 all’ 11 ne sono morti 14, quasi tutte all’aperto. E la strage è continuata fino alla fine d’aprile, con altri 39 lavoratori morti per il tempo instabile. Purtroppo c’è una totale indifferenza da parte delle Istituzioni che non sembrano interessate a queste tragedie. Dal 1° gennaio 2008, data d’inizio di monitoraggio dell’Osservatorio sono morte sui LUOGHI DI LAVORO 3239 lavoratori (tutte morti documentate)  e oltre 6000 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere. Se Lei guarderà le statistiche ufficiali ne troverà molto meno. Le abbiamo evidenziato in questa mail LUOGHI DI LAVORO perchè ai cittadini arrivano sempre notizie confuse e distorte su queste tragedie. Quando vengono diramate le statistiche ufficiali c’è evidenziato sempre il numero complessivo di morti. Non viene mai separato, se non in modo molto pernicioso quanti sono morti sui LUOGHI DI LAVORO e quanti sulle STRADE. Questo genera una gran confusione perchè risultano per esempio morti per infortuni sul lavoro un numero impressionante di metalmeccanici e questo perchè essendo questa categoria molto numerosa, tantissimi muoiono in itinere, e non dentro alle fabbriche. Quella dell’itinere, considerata (giustamente) a tutti gli effetti morte sul lavoro dallo Stato, richiede interventi molto diversi rispetto a chi muore effettivamente mentre è al lavoro su macchine utensili ecc….Purtroppo questa confusione dei dati, dirotta in modo sbagliato la maggioranza delle risorse che il Ministero, attraverso i suoi Enti elargisce sul tema della Sicurezza. Non vogliamo neppure lontanamente pensare che anche in quest’ambito ci siano “clientelismi” o denaro speso a “pioggia” che non permette di far arrivare risorse necessarie alle categorie che ne hanno veramente bisogno, sia economicamente che attraverso l’informazione. L’Osservatorio è a sua completa disposizione per eventuali approfondimenti.

Con stima
Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com


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