«La crisi sta cancellando la parte più vitale del nostro sistema produttivo: nel 2013, 26,6 miliardi in meno di Pil, 22,8 miliardi in meno di consumi, 249 mila chiusure della attività commerciali e dell’artigianato».
Sono i dati forniti da Rete Imprese Italia in occasione dell’assemblea annuale. «Tra il 2007 e il 2013 – sottolinea l’organizzazione delle imprese – il nostro paese avrà perso 121 miliardi di euro di Pil: un abisso e per tornare ai livelli pre crisi ci vorranno 10 anni, un arco temporale senza precedenti. Anche il confronto con la grande depressione degli anni ’30 è impietoso: in quel caso il livello di Pil pre crisi fu recuperato dopo 7 anni».
Ma non è tutto. «In assenza di una sensibile accelerazione della crescita – denuncia l’organizzazione – le imprese potrebbero trovarsi nella necessità di operare tagli di occupazione tra i 400 e i 650 mila unità”.
«L’elemento di massima criticità – spiega l’indagine Cer-Rete Imprese Italia – sta ora diventando l’occupazione. Si contrappongono due spinte di segno opposto: da una parte le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, che ritengono la recessione determinata da fattori esogeni e quindi, in attesa di un miglioramento del clima congiunturale, hanno cercato in ogni modo di preservare i posti di lavoro; dall’altra parte, l’esigenza di avviare processi di ristrutturazione ed efficientamento delle produzioni, che diviene più pressante al prolungarsi della crisi. Il 2012 – si legge nella ricerca – ha segnato il punto in cui la seconda forza ha preso il sopravvento sulla prima. Il tasso di disoccupazione ha infatti registrato lo scorso anno un aumento (2,3 punti) che è il massimo del dopoguerra e sta ora avvicinando il livello di massimo storico del 12%».