Il Tribunale di Milano ha condannato il direttore di Panorama, Giorgio Mule’, a otto mesi di reclusione senza la sospensione condizionale della pena per omesso controllo su un servizio relativo ad un processo con al centro una presunta diffamazione ai danni del procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Condannati anche i giornalisti Andrea Marcenaro e Riccardo Arena. “Articolo21 esprime solidarietà ai colleghi di Panorama condannati al carcere per diffamazione a mezzo stampa”. Lo scrive in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. “Condividiamo la presa di posizione della Fnsi e mettiamo a disposizione anche i nostri legali per portare immediatamente il caso di fronte alla Corte di giustizia europea; peraltro questa condanna non potrà che aggravare ulteriormente la posizione dell’Italia nella classifica internazionale sulla libertà di stampa che ci vede confinati al 57° posto proprio per i continui bavagli al diritto di cronaca”.
“Suona incredibile e fuori dal tempo, lontana dai principi del diritto delle moderne democrazie, un pugno rispetto alla giurisprudenza europea sui diritti umani, la sentenza di condanna al carcere per diffamazione a mezzo stampa inferta a tre giornalisti di Panorama”. Lo scrive la Federazione Nazionale della Stampa. “La sentenza, in primo grado, del giudice di Milano a carico di Giorgio Mulè (otto mesi di reclusione senza condizionale), direttore di Panorama, di Andrea Marcenaro (un anno di carcere) e di Riccardo Arena (un anno di reclusione), collaboratore del giornale, bisognerebbe poterla portare subito davanti alla Corte di giustizia europea per i diritti umani di Strasburgo per ottenerne il sicuro annullamento, là tanto palesemente in contrasto con quella giurisprudenza.
Il marcio sta nella legge italiana che ancora consente sentenze di questo tipo che diventano, regolarmente, più pesanti quando a presentare querela sono dei magistrati, come in questo caso. Il rispetto per la funzione dei giudici è totale da parte della Federazione Nazionale della Stampa, ma è indispensabile una legislazione diversa che in materia di reati di opinione elimini quanto più possibile elementi di discussione e di sconcerto come in questo caso. E’ evidente che prima di tutto va eliminata la pena detentiva per questo genere di reati, come la Fnsi richiede da tempo e ha sostenuto con forza appena sei mesi fa in occasione del tentativo parlamentare di aggravare, invece, il quadro normativo. Il Sindacato dei giornalisti non chiede l’irresponsabilità per la categoria ma l’efficacia dei vincoli e della disciplina deontologici a tutela dei diritti delle persone, avendo sempre riguardo per il diritto dei cittadini ad un’informazione libera su tutti e su qualsiasi argomento senza censure, tanto meno preventive. Il diritto alla rettifica deve essere altresì rispettato e va anche ricordato che, normalmente, chi esercita funzioni pubbliche ha sempre maggiori possibilità di qualsiasi cittadino di far sentire la propria voce, con gli atti come con le opinioni.
L’enormità di una sentenza che appare ingiusta (sia ben chiaro, si tratta di un’opinione) fondata su una legge che è base di ingiustizia rende chiaro quanto sia indispensabile una nuova legislazione di civiltà democratica avanzata e rispettabile. Con questo spirito ai colleghi di Panorama “condannati” va la solidarietà della Fnsi contro il carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa”.
“Ad ogni condanna al carcere di un giornalista per diffamazione, scatta la gara di solidarietà. Quindi non ci limitiamo a esprimere la nostra a Giorgio Mulè, Andrea Marcenaro e Riccardo Arena, ma diciamo con fermezza che l’unico modo per mostrare reale sensibilità al tema è riformare. E servono 3 riforme urgenti: la depenalizzazione del reato di diffamazione, norme contro le querele temerarie, e procedure più agili per le sanzioni disciplinari dell’Ordine dei Giornalisti a tutela del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”. Lo scrive in una nota Vittorio di Trapani, Segretario Usigrai
“Si tratta dell’ennesima prova dell’incapacita’ del legislatore di garantire la liberta’ di stampa”. Cosi’ Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, commenta con l’Adnkronos la condanna per diffamazione. “Durante la mia audizione al Consiglio d’Europa – prosegue Iacopino – alla fine del mio intervento, dopo aver raccontato in che condizioni lavorano i colleghi, si sono alzati in piedi per applaudirmi. Un avvocato che ti manda una lettera con la minaccia di una querela per diffamazione, con la richiesta di centinaia di migliaia di euro, tiene sotto scacco il giornalista per tre anni, ti azzoppa’.
Non solo. “La commissione media di Strasburgo si accinge a infliggerci l’ennesima sanzione per questa normativa – conclude il presidente dell’Ordine dei giornalisti- che e’ una pistola alla nuca di migliaia di giornalisti e che io considero il primo e vero attentato alla liberta’ di informazione in questo Paese. Vivere sotto ricatto di una querela per diffamazione, con l’aspetto dei risarcimenti, e’ una cosa che credo sia una vergogna per il nostro Paese”.