Saldi di fine stagione. Mentre le reti Rai trasmettono in diretta il matrimonio della Marini, mezza stampa italiana e buona parte dei politici nostrani, anche con alti incarichi, si indignano per le nefandezze della rete. Analisi arzigogolate, sostenute anche da autorevoli conoscitori del tema, spesso appartenenti alla categoria dei pentiti smanettatori, ci spiegano come il web sia diventato il padre di tutti i misfatti. Pericoli, agguati, ricatti, per non parlare del rovinoso effetto sulla politica, tutto nella rete e sulla rete. “É ora di finirla!” pontificano i giornali del De Gaulle brianzolo, “Basta con l’anarchia!“ rispondono gli alti incaricati di sinistra, ”Bisogna regolarla” chiosano infine i sedicenti esperti. In questo clima di profonda indignazione ci sono poi quelli che viaggiano più veloci. È il caso dell’Agcom che si appresta a varare uno schema di regolamentazione del copyright su internet scaturito dalle ambizioni del decreto Romani di mettere, a modello del più noto Braghettone, le mutande alla rete. Privo di giustificazioni giuridiche, e per questo in passato archiviato, oggi rinasce pare addirittura rinvigorito nel suo impianto censorio. Insomma, una serie di fatti per i quali si potrebbe parlare, parafrasando il titolo di un famoso film, di un “Attacco alla rete”. Ora intendiamoci, un reato é sempre un reato e una cosa stupida lo è a prescindere dal modo in cui si manifesta. Ma c’è proprio bisogno di mettersi a discettare di leggi per difendersi dalle nefandezze del web o più semplicemente non basterebbe applicare gli strumenti giuridici che già esistono? In realtà, l’impulso nasce da altro. Dal fastidio di doversi confrontare con la critica espressa dalla rete. Perciò ci vuole una bella regola che in definitiva dica: “non disturbate il conducente”. Che sia più o meno così lo dimostra chiaramente quel che é accaduto negli ultimi giorni, dopo gli inquietanti episodi di hackeraggio ai danni dei grillini. Per coerenza ci si poteva aspettare una rinnovata protesta contro i pericoli del web, ed invece nulla. Solo dopo formali denunce all’autorità giudiziaria qualcuno si é mosso per capire. Bene ha fatto Beppe Giulietti a parlare di doppio pesismo, giacché la vicenda dimostra che il sistema si allerta solo se sono toccati i soliti noti. Per gli altri non fa niente!
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