Caro Presidente del Consiglio, Giannelli l’ha disegnata come De Gasperi,in croce nello scudo democristiano. Lei, con sobrietà, ha sottolineato lo stato gravissimo in cui versa il nostro paese. Ora quasi come allora.
“Di solo risanamento l’Italia muore…senza crescita e coesione é perduta…non si possono chiedere sacrifici sempre ai soliti noti”. Sono frasi tratte dal suo discorso di ieri con cui non posso che concordare.
Nè lei si nasconde la degenerazione della vita politica e democratica nella cosiddett Seconda Repubblica, in particolare negli ultimi anni. Leggo : “sistema imploso sulle sue contraddizioni…autocritica…recuperare decenza”. Non è il linguaggio che usano i colleghi del Movimento 5 Stelle, ma la diagnosi non mi sembra diversa.
Ancora, e per me non ultimo, lei parla di viaggio verso gli “Stati Uniti d’Europa e della necessità di abbattere il muro tra nord e sud del continente”. Quel muro che è stato alzato da politici e banchieri, liberisti e rigoristi, che hanno imposto ai paesi del sud una ricetta indigesta, che crea recessione e fa crescere il debito pubblico, fabbricando così alibi per imporre nuovi tagli e nuova recessione.
Niente sarà possibile in Italia, certo non rilanciare il lavoro, senza abbattere quei muri. Ma con quale autorevolezza, presidente Letta, lei andrà a chiedere all’Europa di cambiare politica? Con quella dei numeri, con quei 453 voti ottenuti alla Camera? Non basta. Vede, politici e banchieri leggono e sanno bene che l’Italia è il paese dove più dilaga la corruzione e dove c’è meno libertà di stampa.
Nel suo governo e nella sua maggioranza siedono uomini che non hanno voluto leggi efficaci contro corruzione e concussione, falso in bilancio, auto riciclaggio, voto di scambio. Sarebbe stato bello, presidente Letta, se lei avesse detto : “nei primi cento giorni chiederò al Parlamento di trasformare in legge il progetto di legge presentato dal Senatore Grasso, il primo giorno della legislatura. Purtroppo non l’ha fatto. Ha ritenuto più urgente adempiere, almeno in parte, alle promesse sull’IMU, fatte agli elettori dal suo vice Angelino Alfano
Lei sa, presidente, che nell’America di Obama, nella Francia di Hollande, nella Germania della Merkel non sarebbe consentito il monumentale conflitto di interessi che si racchiude nel nome di Silvio Berlusconi e che ci trascina molto in basso nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa. Ma leggo dai giornali che il Senatore Berlusconi, protagonista incontrastato della Seconda Repubblica, quella che ha trasformato i cittadini in sudditi e spettatori televisivi, ora vorrebbe guidare la Convenzione per le riforme istituzionali. Sarebbe l’ultimo colpo di piccone alla nostra bella Costituzione.
Vede Presidente. il suo governo nasce fragile, perché il Golia di cui lei parla non è fuori dal Palazzo, siede quest’aula, ancorché a ben vedere ineleggibile, sostiene il suo governo,ne è l’azionista di riferimento. Lei si è dato – mi pare – 18 mesi di tempo per verificare se la coabitazione tra Davide e Golia sia o no contro natura.
Glieli concedo. Anche se credo che l’intesa tra due partiti contrapposti, e che hanno perso insieme 10 milioni di voti alle elezioni,non sia segno di responsabilità verso il Paese. Al contrario essa promette un arroccamento nei palazzi del potere, aspettando che passi la piena dell’indignazione popolare.
Voterò la fiducia, perché il partito con il quale sono stato eletto ha commesso gravi errori. Non ha avuto il coraggio di sostenere Stefano Rodotà né Romano Prodi, ha chiesto a Napolitano di ricandidarsi pur sapendo che il Presidente della Repubblica voleva per 2013 lo stesso schema del 76, quelle “larghe intese”, che suonano radicale sconfessione di tutto quello per cui la “Coalizione Italia Bene Comune” ha chiesto i voti.
Gli errori di una parte politica non possono paralizzare il Parlamento né impedire la formazione di un governo. Ma vigilerò, spero di poterlo fare insieme ad altri in quest’aula, che lei mantenga le promesse fatte e che l’accordo fra partiti che la sostiene non impedisca al Parlamento di far leggi secondo coscienza e nell’interesse del Paese.