Vent’anni dopo la strage di Capaci in cui il 23 maggio 1992- sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia,come Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina e il peso determinante della cosca di Brancaccio, capeggiata da Salvo Madonnia, già detenuto al carcere duro e ancora in carcere- persero la vita Giovanni Falcone,Francesco Morvillo e i cinque agenti della scorta,con perquisizioni svolte in varie città italiane,grazie all’indagine condotta dal procuratore nisseno Sergio Lari e del procuratore aggiunto Domenico Gozzo, sono stati notificati in carcere ordinanze di custodia cautelare a sette persone già detenuto in carcere.Tra i colpiti dal provvedimento ci sono Cosimo D’Amato,un pescatore di Santa Flavia(Palermo)finito in manette nel novembre scorso sui pubblici ministeri di Palermo di Firenze che indagano sulle stragi mafiose del 1993.Secondo gli inquirenti mafiosi avrebbe fornito l’esplosivo che avrebbe fornito l’esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma,Firenze e Milano.
D’Amato avrebbe fornito l’esplosivo (recuperando l’esplosivo da residuati bellici che erano in mare ) utilizzato in seguito per gli attentati di Roma,Firenze e Milano.
E la nuova accusa dei pm di Caltanissetta è quella di aver procurato alle cosche anche il tritolo per l’eccidio di Capaci e questo farebbe pensare a un coordinamento, a lungo sospettato, tra le associazioni mafiose italiane o in genere quelle che operano nel Mediterraneo e imporrebbe di lavorare nello stesso braccio di mare.
Gli altri arrestati sono stati Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella,Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo,Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello,tutti in carcere da tempo,con condanne pesanti reati di mafia e di omicidio. Ad oltre vent’anni di distanza vengono alla luce novità rilevanti su quel terribile attentato e determinanti sono state le rivelazioni del collaborante Giovanni Brusca che ha guidato il commando-di cui nessuno aveva parlato prima- che con la collaborazione del cugino e Pietro Rampulla,estremista di destra ed esperto di esplosivo aveva piazzato i duecento chili di tritolo necessari per l’attentato.
“Ricordo che un mese prima della strage di Capaci,Fifetto Cannella mi chiese di procurargli una macchina voluminosa per recuperare delle cose.Ci recammo pertanto con l’autovettura di mio fratello nella piazza Sant’ Erasmo di Palermo dove incontrammo Peppe Barranca e Cosimo Lo Nigro e dove avremmo dovuto incontrare Renzino Tinnirello,il quale però tardò ad arrivare.
Ci recammo quindi a Ponticello ove trovammo un certo Cosimo e assieme a lui ci recammo su un peschereccio attraccato al molo da dove recuperammo dei cilindri delle dimensioni di 50 centimetri delle dimensioni di 50 centimetri per un metro legati con delle funi sulle paratie della barca.Al loro interno vi erano delle bombe. I magistrati che indagano sulla strage di Capaci affermano di “aver squarciato il velo d’ombra nel quale erano rimasti alcuni personaggi,mai prima sfiorati dalle inchieste sull’eccidio.”Ma-afferma il procuratore Sergio Lari-non sono emerse responsabilità di soggetti esterni a Cosa Nostra.”
Eppure proprio dalle prime notizie che emergono dalle indagini si è colpiti dalla presenza di un estremista di destra, abbastanza noto come Pietro Rampulla,che collabora alla preparazione della strage,e al collegamento molto stretto tra le stragi che colpirono i due giudici simbolo della lotta alla mafia,Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,e le stragi del 1993 per le quali a quanto pare tanti si mobilitarono dalla parte delle istituzioni e da quella delle associazioni mafiose per una trattativa,prima,e per una tregua poi che fece cessare le stragi e condurre ahimé alla vittoria del populismo (e in particolare di quello guidato da Silvio Berlusconi nel nostro paese).
C’è da chiedersi in questo momento se potremo uscirne dopo il forte stallo che caratterizza in questo momento la nostra vita politica.