Non sopportiamo la politica, e neppure il giornalismo, fatto a colpi di battute, di banalizzazioni, di opinioni sganciate dai fatti, anzi prive spesso di nesso alcuno con i fatti medesimi. Per queste ragioni non ci sono piaciuti modi e toni riservati al documento dei cosiddetti saggi e al loro dossier consegnato al Quirinale. In quelle pagine ci sono cose sulle quali sarebbe impossibile non concordare, dalla modifica del Porcellum alla riduzione dei costi della politica, sino ad alcune misure urgenti di politica economica e sociale, per altro le stesse misure forse sarebbero state individuate anche dalle commissioni parlamentari ordinarie.
Dal momento che Articolo 21 si occupa dei temi legati alla libertà di informazione ha il dovere, invece, di far rilevare come anche questo testo sia deludente e reticente. Basterà contare quante righe e quanta attenzione sia stata dedicata al tema delle intercettazioni e quale spazio sia stato invece,, riservato alla questione del conflitto di interessi che rappresenta , come é noto, il cuore della anomalia italiana. Quando si affronta il tema delle intercettazioni si ritorna sulla necessità di porre un freno al loro utilizzo nelle indagini e , soprattutto, di introdurre limiti alla loro pubblicazione.
Si tratta di temi, in particolare quello relativo alla tutela della dignità delle persone, rilevanti e da affrontare con grande sensibilità, ma la stessa attenzione non vien mai dedicata alla necessità di tutelare il diritto di informare ed essere informati in un paese che occupa uno degli ultimi posti in Europa, e non solo, in materia di libertà dei media. Dal momento che, nei documenti, contano sia le parole scritte, sia quelle non scritte o scritte in modo distratto, se ne ricava la triste impressione che il tema dei limiti da porre alle intercettazioni e alla loro diffusione, sia più rilevante del conflitto di interessi, e della liberazione del diritto di cronaca da quei lacci che lo stanno soffocando, a cominciare dal ricorso sempre più frequente ed intimidatorio alle cosiddette querele temerarie. Allo stesso modo i saggi, arrivati al conflitto di interesse, se la sono cavata rinviando alle indicazioni della Autorità antitrust ed auspicando una legge che sia ispirata a “spirito di parte “, e che vuol dire?
Una legge sul conflitto di interesse deve ovviamente essere ispirata all’interesse generale contro il prevalere di interessi parziali, di chiunque, compresi quelli di Berlusconi, ma il nodo é sempre stato questo, ed anche questa volta é stato rinviato nel tempo. Del resto la commissione, per la sua composizione, non avrebbe potuto dire e fare altro su questi e su altri temi, così come nulla di diverso potrebbe fare un eventuale governissimo che sarebbe perennemente bloccato dai veri e da quel conflitto di interesse che, piaccia o no, non é l’accidente, ma la sostanza del Berlusconismo e tale resterà, sino a quando il cavaliere resterà la incontrastata guida della destra italiana.
In questo parlamento, nonostante tutto, esiste invece una maggioranza potenziale che crede ancora nella Costituzione e nei valori della legalità repubblicana. Sarà il caso che batta un colpo, grillini compresi.
Vogliamo sperare che, queste donne e questi uomini, siano tanto “saggi” da unire i loro voti, anche solo per qualche ora, per regalare all’Italia un presidente della repubblica (alla Stefano Rodotà, per fare un solo nome) che creda davvero nella nozione di “bene comune” e che voglia contrastare bavagli, censure, esclusioni sociali, integralismi ed oscurantismi. Se non ora quando?