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Quelle richieste di risarcimento per tappare la bocca ai giornalisti

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“Con un risarcimento danni di 25 milioni di euro si tappa la voce a qualsiasi giornalista, che sia precario o lavori per grandi testate. C’è poco da aggiungere è un dato evidente e che richiede un intervento urgente da parte del Parlamento”. Così Santo Della Volpe, direttore di Libera Informazione, ha introdotto il 23 aprile alla Federazione nazionale antimafia la conferenza stampa di presentazione della petizione lanciata  da Articolo21  e Libera Informazione, sul sito Change.orgpubblicata all’indomani della  notizia della querela milionaria dell’Eni rivolta alla Rai per una puntata di  Report del dicembre scorso.  Un percorso, quello sulle querele temerarie, che da anni la rete di associazioni impegnate per la libertà di stampa ha portato avanti chiedendo al Parlamento una legge sulla diffamazione a mezzo stampa che tuteli il diritto alla dignità della persona ma anche la libertà di stampa. “120mila firme sono un risultato di straordinaria portata – dichiara Stefano Corradino direttore di Articolo21 – perché ha rilanciato il dibattito in rete, soprattutto, a partire dal caso di Report per analizzare un problema più generale  sulla questione delle “querele temerarie” con finalità intimidatorie, non solo sul singolo collega ma  su tutta la categoria”. Il tema delle “querele temerarie” non nasce con il “caso Report”, che è solo quello più noto, ma incide soprattutto sui territori ad alta densità mafiosa in cui i giornalisti sono sul fronte, stretti fra mafie e querele temerarie.

“Diffidate di quelli che fanno tutto da soli – dichiara Beppe Giulietti, portavoce di Articolo21, è importante invece essere insieme nelle battaglie importanti, per questo voglio ringraziare chi da da anni combatte per la libertà d’informazione, sui territori. Gli avvocati, come D’Amati e con lui di tutti i colleghi che si sono messi al servizio dello sportello antiquerele, e ricordare Roberto Morrione, ideatore di questo sportello. Una informazione imbavagliata, quella italiana, che ci porta al 57° posto nella classificazione della libertà d’informazione nel mondo – ricorda Giulietti. Nel rapporto dei saggi nulla c’è sulla diffamazione, molto c’è invece sulla compressione dell’uso delle intercettazioni. Questo è il contesto attuale, al nuovo Governo chiediamo di liberarci dalle nuove e vecchie norme contro la libertà di stampa”. “Chiediamo di raccogliere i risultati di questa petizione  – conclude Giulietti – e di farla diventare legge. “Il giornalismo d’inchiesta non va fermato  – dichiara Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa – che aggiunge: di tutto si parla nel documento dei saggi eccetto i problemi della libertà d’informazione, sono stati accantonati i conflitti di interesse e quelli del Servizio Pubblico. La situazione politica è eccezionale ma questi temi non posso essere messi da parte – conclude Siddi”. Un contributo arriva anche dall’Ordine dei giornalisti, con un messaggio del presidente nazionale, Enzo Iacopino: voglio manifestare il mio apprezzamento per l’iniziativa e la solidarietà non solo con Milena Gabanelli. Permettetemi di segnalare che ogni giorno tentativi vari di intimidazione vengono fatti nei confronti di troppi colleghi meno noti e meno protetti. Milena sia il simbolo di una battaglia che riguarda tanti e che Articolo 21 fa senza soste”.

Una libertà d’informazione “compressa” è quella raccontata oggi a Roma. E’ la giornalista Amalia De Simone la prima  a testimoniare questa realtà. “Ogni volta che pubblico una inchiesta – dichiara la De Simone – nelle 48 ore successive sento subito le parole “querela” e “risarcimento”. La giornalista racconta di rifiuti, riciclaggio di denaro e molto altro, in Campania. Lo fa dai microfoni di Radio Siani e per il Corriere.it. “Ho subito querele temerarie per anni – racconta –  spesso i pm archiviano ma l’opposizione da parte del querelante fa arrivare all’udienza preliminare. Un percorso faticoso e costoso, non privo di ostacoli e di imprevisti. Amalia racconta poi di una storia particolare, quella in cui ad accanirsi contro il giornalista non è solo il querelante ma anche l’editore (clicca qui per leggere la storia). Una “ipoteca” sulla vita del cronista – spiega la De Simone – ricordando il forte sostegno non solo degli ordini di categoria ma soprattutto del coordinamento dei giornalisti precari.  ”Racconto questo – aggiunge De Simone – non per me ma perché non voglio che accada ad altri, di continuare a lavorare con una spada di Damocle come questa sulla testa”.

Un rischio complesso da correre per un free lance. Lo spiega Antonello Mangano, giornalista e scrittore autore di numerose inchieste in provincia di Messina e del primo libro sul caso della Salerno – Reggio Calabria, l’incompiuta strada in cui la ‘ndrangheta ha messo le mani. “Credo che lo sportello antiquerele – dichiara Antonello Mangano – sia  uno strumento prezioso, che andrebbe diffuso soprattutto nelle regioni del sud Italia dove in tanti stanno mollando, sotto la scure di queste querele temerarie”. Un fenomeno che non risparmia la Rai come testimoniano l’intervento Paolo Mondani, giornalista di Report e autore dell’inchiesta sull’Eni e quello del segretario dellUsigRai, Vittorio Di Trapani, che sottolinea “la necessità di una risposta di sistema su questo versante ma anche sulla sanzione interna di chi invece fa male il proprio lavoro”. Migliorare il giornalismo e liberarlo dalle censure dirette e indirette – lo chiedono dal sindacato e dall’ordine dei giornalisti.

L’abuso del processo quando si tratta di cause di diffamazione a mezzo stampa va a colpire due importanti aspetti della giustizia democratica, quello giuridico e quello della libertà d’informazione” – spiega Domenico D’Amati, avvocato e membro del Comitato giuridico di Articolo21. Una serie di proposte per modificare la legge attuale sulla stampa sono state redatte in questi anni da un team di avvocati che su questo tema si è impegnato non solo per difendere i cronisti sotto attacco ma anche per pensare ad una nuova legge che tuteli la libertà di stampa. Alcune sono illustrate durante l’intervento dall’avvocato Giulio Vasaturo, dello sportello antiquerele: si va dalle carenze della legge n°47/del 1948 a quelle del sistema giudiziario, al pacchetto di proposte elaborate in questi anni.

Cosa si può fare immediatamente per migliorare la situazione attuale? “Noi facciamo proposte a breve termine – spiega Vasaturo, perché possano essere accolte nella situazione politica attuale.  Si tratta:

– dell’eliminazione della pena detentiva per reati di diffamazione a mezzo stampa
– di modificare la configurazione giuridica della rettifica (configurarla come causa di esclusione del reato di diffamazione)
– di escludere responsabilità giornalista su dichiarazioni virgolettate dell’intervistato
– di allargare la tutela prevista per i professionisti sul segreto professionale anche ai pubblicisti (precari – freelance)
– di condizionare  in sede civile il procedimento ad una cauzione, laddove dovesse essere riconosciuta la “temerarietà” della querela.

http://www.liberainformazione.org/2013/04/23/subito-una-legge-contro-le-querele-temerarie/


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