Uno strano quartetto D’Alessandro, Ginoble, Razzi e Pelino. Cosa li accomuna? Solo le critiche e gli insulti nei miei confronti.
Dicono di me cose simili. Non è una bella cosa, soprattutto per Ginoble e D’Alessandro.
Spendo solo poche parole sulla nuova coppia di fatto Razzi- Pelino.
Tutti conoscono le loro eroiche gesta e le loro critiche non possono che farmi onore. Davvero stravagante l’improvviso colpo di fulmine di entrambi per il Presidente Marini, di cui, prima di questa vicenda, non li ho mai sentiti parlar bene, anzi.
Vergognosi, inoltre, i loro riferimenti a L’Aquila, di cui non si sono mai preoccupati. Vorrebbero far credere di aver avuto un improvviso scrupolo per le zone terremotate, quando sappiamo che il governo di centro destra ha mortificato il nostro territorio.
Meritano un po’ più di attenzione i due esponenti PD, entrambi grandi elettori.
Sono pronta a discutere della mia scelta, e lo dico a tutti, anche alle migliaia che mi hanno espresso il loro apprezzamento e che non hanno la visibilità mediatica di Camillo e di Tommaso, ma che sono quelli che stanno patendo in questi giorni un dolore lacerante, fuggendo dal PD.
Parliamone, e come, del mio voto, nei circoli, nelle piazze, tra la gente, di quello che è accaduto in Parlamento.
È un bene che ci sia una pluralità di voci all’interno dello stesso partito. Ben vengano le critiche, animano il dibattito, ma ascoltiamo anche la voce della base, non solo delle nomenclature. Anche se in questo momento, con le dimissioni di Bersani e Bindi e le urne aperte per le elezioni del Capo dello Stato, abbiamo cose ben più serie da decidere. Ma non posso accettare di passare per traditrice della mia terra. È una vergogna assoluta per chi lo dice.
Non stavamo eleggendo un rappresentante dell’Abruzzo, ma il Presidente della Repubblica, e lo stavamo eleggendo con un accordo preventivo con Berlusconi, rompendo il patto elettorale col centrosinistra, che votava altri candidati.
Non solo, ma questa clamorosa decisione di votare un candidato scelto da Berlusconi, in una rosa di nomi del PD, è stata argomento di un dibattito brevissimo e assolutamente lacerante, con un esito di voto che avrebbe meritato una pausa di riflessione.
Non tradisce chi esprime il dissenso, tradisce chi prima fa votare per l’alternativa a Berlusconi e poi costringe una platea spaesata a votare insieme a Berlusconi.
Il presidente Marini, tutti lo sanno, era solo uno strumento di questa operazione sbagliata, ed è un peccato che ne abbia pagato le conseguenze.
Qualcuno fa appello al rispetto delle scelte di partito? Io rispondo con la Costituzione e la libertà di voto. Quella stessa libertà che invochiamo per i grillini, ma ci scandalizziamo se la usa una come me, che ha fondato il PD, con passione ed orgoglio.
Ricordo che abbiamo eletto il presidente del Senato, Pietro Grasso, anche con il voto di coscienza dei grillini. Li abbiamo chiamati eroi, oggi chi usa il voto di coscienza è chiamato traditore!
Ripeto, apriamo un dibattito, allora, su cosa fosse giusto fare. Potevo votare come ho fatto e tenerlo per me, coprendo il mio voto col segreto dell’urna, come hanno fatto i 101 killer di Prodi (pur avendolo votato all’unanimità la sera prima) o i 200 che non hanno eletto Marini ( sia della destra, che della sinistra), ma che si sono ben guardati dal dirlo.
Avevo annunciato ai dirigenti locali e nazionali quale fosse la mia intenzione di voto, peraltro manifestata da tempo, e ho sperato fino all’ultimo che, ascoltando il malessere montato nella notte e che aveva coinvolto segretari regionali, provinciali e di circolo, il PD prendesse una pausa di riflessione, magari votando scheda bianca ed evitando la bocciatura immediata di Marini.
Hanno fatto tutti finta di niente, che andasse tutto bene, come spesso accade. Facciamo finta che siamo d’accordo, facciamo finta che abbiamo vinto le elezioni, facciamo finta che siamo uniti. E intanto perdiamo i nostri elettori, che davvero non riescono a capire perché dopo aver detto per 50 giorni no al governassimo, sì al governo con Grillo, quando siamo ad un passo dal farlo, votando Rodotà e costruendo un governo di cambiamento, ci tiriamo indietro per accordarci con Berlusconi, Razzi e Pelino.
Parliamo di questo. E non mascheriamo i problemi veri con la linea politica. Quanto al tradimento, gli elettori della mia città sanno quanto io sia indissolubilmente legata alla mia terra, e me lo dimostrano sempre. Non tutti possono dire la stessa cosa, visti i risultati delle recenti elezioni politiche.